Dopo che una legge ha introdotto l’uso del tappo antirabbocco applicato alle bottiglie di olio extravergine di oliva, in sostituzione delle oliere facilmente rabboccabili con olio diverso e magari anche di semi, è bastata una nota del Ministero dello Sviluppo per indurre la Gdo a bandirlo completamente dalle sue forniture.
La legge che ne aveva introdotto l’obbligo era stata estesa automaticamente dai confezionatori di olio, oltre che alle forniture alla ristorazione anche a quelle destinate alla Gdo e, quindi a tutti i consumatori. L’utilizzo del tappo antirabbocco è stato infatti ritenuto uno strumento di ulteriore garanzia per il consumatore fino a quando un’associazione dei consumatori ha segnalato al Ministero dello Sviluppo che alcuni consumatori si erano feriti nel tentativo di togliere il tappo antirabbocco per riutilizzare diversamente la bottiglia.
Il Ministero dello Sviluppo ha inviato, quindi a seguito di tale segnalazione, il 28 giugno 2018, una nota al Ministero della Salute e a quello dell'Agricoltura proponendo, in attesa di modificare la legge 9/2013, «..di promuovere un protocollo d'intesa tra Amministrazione e associazioni di produttori e di distributori affinché, a maggior tutela del consumatore, non vengano offerti in vendita allo stesso confezioni di olio recanti il dispositivo antirabbocco».
La Gdo blocca subito le forniture
Ma la Gdo, anche in mancanza dell’auspicato protocollo ha ritenuto di agire autonomamente comunicando ai suoi fornitori di olio di oliva di non includere nelle forniture prossime bottiglie con il tappo antirabbocco.
La richiesta è stata fatte da alcune grandi catene di distribuzione con carattere di urgenze e precisando che tale prescrizione entrerà in vigore sin dalle prossime consegne.
Ovviamente le conseguenze di una comunicazione unilaterale sull’esecuzione di un contratto di fornitura prodotti alimentari ricadono esclusivamente sul fornitore che deve sopportare gravosi oneri se vuole proseguire nelle forniture contrattate. E senza tenere in conto che i gravosi oneri vanno ad ridurre, se non annullare e rendere negativi, gli utili comunque ristretti che erano stati previsti.
I danni per i fornitori costituiti da frantoi e confezionatori anche di piccole dimensioni, specie se collegati a produzioni di qualità come gli oli extravergini di oliva Dop e Igp, difficilmente riusciranno a smaltire nel breve e medio termine, le scorte di olio imbottigliato con il tappo antirabbocco solo alla ristorazione. Ne consegue che saranno costretti a sconfezionare una parte di tale scorte per ricondizionarlo in bottiglie con chiusura convenzionale non senza maggiori spese.
I confezionatori dovranno poi rifornirsi sollecitamente di chiusure convenzionali per far fronte alle forniture destinate ai consumatori finali attraverso la Gdo che teme le richieste di risarcimento che i consumatori potrebbero avanzare per gli infortuni conseguenti ai tentativi di forzare i dispositivi antirabocco. Di tali risarcimento ha già comunicato che andrà a rivalersene nei confronti delle imprese confezionatrici.
I dubbi sulla decisione della Gdo
Il timore della Gdo per la pericolosità dei tappi antirabbocco si focalizza solo sulle bottiglie di olio di oliva dimenticando che nei supermercati ci sono altri prodotti come aceti, superalcolici, oli di semi, contenuti in bottiglie con chiusura antirabbocco per garantire la genuinità del contenuto e l’impossibilità di adulterarlo o sofisticarlo.
Con qualche probabilità, peraltro non dimostrata o documentata, Associazioni di consumatori e Ministero dello sviluppo sono in possesso di dati che attestano che i consumatori hanno una particolare predisposizione a violare le chiusure delle bottiglie di olio di oliva per poterle riutilizzare, non certamente per un rabbocco viste le scarse quantità di olio sfuso o in confezioni da 5 litri che vengono normalmente vendute, ma solo per altri misteriosi usi.