Riparto dei fondi Feasr per 2021 e 2022: deciderà Patuanelli

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In Conferenza Stato-Regioni nessun accordo tra Nord e Sud. Ma in base alle indicazioni dell'Ue e ministeriali, i criteri per l'assegnazione dei fondi dovrebbero restare immutati, privilegiando le aree svantaggiate del Paese

Sulla ripartizione dei fondi Feasr per il biennio di transizione 2020-2021 la palla passa adesso al ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli. Non ci saranno, infatti, altri tentativi di “conciliazione” in sede politica tra i due schieramenti, quello delle Regioni del Nord da una parte e quello delle Regioni del Sud dall'altra. La riunione di giovedì della Conferenza Stato-Regioni s’è conclusa con l’ennesima fumata nera. E chi si aspettava di ottenere la revisione dei criteri di ripartizione dovrà aspettare ancora. E non è detto affatto che ciò avvenga. Anzi.

Dall’Europa un’indicazione chiara

Una cosa è certa. In questi giorni Patuanelli si sarà fatto un’idea di come la querelle sia di tutt’altro che facile soluzione. Concluso il giro di ricognizione con gli assessori regionali sui temi più caldi dell’agricoltura nazionale, il ministro ha anche dovuto registrare la ferma posizione del Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, che sulla questione generale dei fondi destinati allo sviluppo rurale non intende fare sconti. Le somme del Feasr del secondo pilastro sono esclusivamente destinate a colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e le aree più povere e marginali. Inutile aspettarsi altro. Un'indicazione, questa del commissario, che peraltro dovrebbe valere sia per il biennio di transizione che per la nuova programmazione.

Le Regioni del Nord vorrebbero inserire la Plv
tra i criteri per il riparto

Lo schieramento delle regioni del Nord punta a fare ricalcolare la ripartizione, inserendo il valore della Plv tra i parametri base. Una novità che però, secondo le regioni meridionali, cozza con il principio della coesione, visto che il dato della Plv va inteso come mero indicatore di sviluppo.
Alla luce di tutto questo, e del fatto che la pandemia ha ampliato il divario tra Nord e Sud, sembra addirittura che la ripartizione dei fondi destinati alla nuova programmazione possa privilegiare ancora - e addirittura in misura maggiore - le regioni del Mezzogiorno d’Italia dove, le conseguenze del Covid-19 sono state devastanti. Il reddito pro-capite è ulteriormente diminuito e il ritardo di sviluppo è sempre più marcato. Tra queste, in testa c’è la Sicilia che che nella scorsa programmazione ha già beneficiato della cifra record di 2,2 miliardi di euro e che potrebbe bissare il primato, visto che nell’ultimo anno ha pagato un prezzo elevatissimo in termini di occupazione e di Pil.

La bilancia pende verso i criteri storici

A far pendere la bilancia verso la soluzione rispettosa dei criteri storici - sostenuta dagli assessori all’Agricoltura e dai governatori dello schieramento che comprende Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Umbria - ci sono anche altri due documenti ufficiali che riguardano il primo pilastro e l’Ocm Vino. Per il primo pilastro, nella circolare del 26 febbraio scorso a firma del capo dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale Giuseppe Blasi, si afferma che “per gli anni di domanda 2020 e 2021, sono state confermate le attuali regole nazionali della politica agricola comune. Le decisioni riguardanti l’anno 2022 potranno, invece, essere assunte entro il 1° agosto 2021, e allo scopo sarà avviato a breve il necessario confronto con le parti economiche e sociali nonché con le Regioni e Province autonome".

Del resto, a causa della crisi del Conte-bis, non è stato possibile avviare un confronto organico con le Regioni e le rappresentanze del mondo produttivo. Confronto che doveva servire ad assumere, in tempo utile, le eventuali decisioni di modifica delle attuali regole attuative nazionali. Decisioni che, per gli anni di domanda 2020 e 2021 ai sensi del Regolamento transitorio, dovevano poi essere notificate alla Commissione europea entro il 19 febbraio 2021. Analoga la decisione, messa nero su bianco sempre da Blasi lo scorso 10 marzo, riguardante i fondi dell’Ocm Vino, per i quali sono rimasti immutati i criteri di ripartizione.
Il concetto di estensione del regolamento transitorio per 2021 e per il 2022 è stato, dunque, già attuato dal Mipaaf per il primo pilastro della Pac e per l’Ocm Vino. Al Sud si confida nel fatto che il secondo pilastro e i Psr che lo declinano sono “figli” del medesimo regolamento europeo e che quindi anche per essi le regole dovrebbero restare immutate.

Riparto dei fondi Feasr per 2021 e 2022: deciderà Patuanelli - Ultima modifica: 2021-03-12T12:44:34+01:00 da Simone Martarello

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