Nello sviluppo rurale solo pochi spiccioli per l’agricoltura di precisione

sviluppo rurale
Nel Complemento dello sviluppo rurale appena nove Regioni hanno stanziato fondi per sviluppare l'agricoltura di precisione, in tutto 34 milioni di euro: lo 0,21% dei sei miliardi di fondi del II pilastro. Con queste poche risorse come si possono centrare gli obiettivi europei?

A distanza di cinque anni dalla pubblicazione delle linee guida ministeriali per lo sviluppo dell’agricoltura di precisione in Italia, con le quali si auspicava di raggiungere il 10% della Sau, non solo questo obiettivo è ancora distante, ma si apprende con disagio che nel Complemento dello sviluppo rurale elaborato dalle Regioni in base alle indicazioni contenute nel Piano Strategico della Pac per il periodo 2023-2027, all’intervento “Pratiche di agricoltura di Precisione” (Aca24) sono stati destinati appena 34 milioni di euro, lo 0,21% delle risorse finanziare disponibili, pari a sei miliardi.

Solo nove Regioni, che rappresentano il 43% della Sau italiana (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria), hanno attivato l’intervento specifico e con intensità differente. Campania e Puglia sono state le più virtuose: entrambe hanno destinato 10 milioni di euro per incentivare l’adozione delle pratiche di agricoltura di precisione.

Nel prendere atto di questo desolante quadro programmatico, improntato su una domanda aggregata di sostegni senza impegni evolutivi, c’è da chiedersi quali leve potranno contribuire a ridisegnare in modo responsabile gli obiettivi dello sviluppo dell’agricoltura italiana. L’occasione è mancata in larga parte per la carenza di dati oggettivi, indispensabili per raggiungere livelli di integrazione degli interventi dello sviluppo rurale coerenti ai target specifici richiesti dalla Commissione europea.

Editoriale di Terra e Vita 3/2023

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In una strategia di programmazione lungimirante, l’unica in grado di contribuire a trasformare l’agricoltura italiana per allinearla agli standard europei e internazionali, il tempo svolge un ruolo fondamentale e non averne avuto a sufficienza per progettare interventi innovativi, rispondenti alle esigenze della nostra agricoltura e coerenti alle direttive europee, determinerà ritardi difficilmente recuperabili.

Le sfide che ci attendono, a cominciare dalla competitività delle nostre filiere agroalimentari di qualità, gli obiettivi dell’European Green Deal, senza trascurare gli impatti della transizione ecologica e digitale, non possono attendere oltre: vanno affrontate responsabilmente con l’inclusione di nuovi interventi d’indirizzo che prevedano strumenti metodologici e formativi adeguati.

La mancata valorizzazione delle azioni messe in campo negli ultimi cinque anni, dagli investimenti nella ricerca, alla formazione e qualificazione professionale, evidenzia in modo chiaro e inequivocabile la divergenza delle politiche e dei relativi provvedimenti. Alla diffusa percezione di incrementare la resilienza del sistema agroalimentare italiano, non corrispondono interventi strutturali basati sull’innovazione, sulle evidenze scientifiche e tecnologiche disponibili che possono affrontare anche le restrizioni normative superate dall’avanzamento delle conoscenze.

Purtroppo, il ritardo nell’attuazione della precedente programmazione, aggravato dalla crisi pandemica e amplificato dagli effetti del conflitto geopolitico più grave scoppiato dai tempi della seconda guerra mondiale, oltre a trascinare dal 2020 al 2022 le misure dello sviluppo rurale, ha determinato una polarizzazione degli interventi storici, privilegiati dalle strutture tecnocratiche per le procedure amministrative ben conosciute e rodate, da cui dipende il raggiungimento degli obiettivi di spesa e di conseguenza gli indicatori di risultato per la parte variabile dei compensi dirigenziali, ma limitati benefici per l’agricoltura italiana.


di Michele Pisante
Professore ordinario di Agronomia all’Università di Teramo
e coordinatore del comitato tecnico scientifico di Edagricole

Nello sviluppo rurale solo pochi spiccioli per l’agricoltura di precisione - Ultima modifica: 2023-01-26T08:13:50+01:00 da K4

1 commento

  1. Salve dott. Pisante le chiedo scusa in primis del mio ardire, in merito allo sviluppo rurale. Ebbene si: come si fa ad avere uno sviluppo rurale quando qualche anno fa per aver ereditato in più ai 5h. Che posseggo altri 4 h.e 1/2 ,di cui questi 4h.e1/2 non coperti dagli aiuti COMUNITARI (le famose integrazioni del grano ),mi sono rivolto ad un Caf della mia zona quoteabbastanza rinomato mi chiesero €.1.500 per acquistare delle quote per poter rientrare nel circolo degli aiuti COMUNITARI. Le sembra ONESTO TUTTO QUANTO ?, POI ANCOR DI PIU: POSSEGGO CIRCA 10 h. ETTARI E 5000mq di cui 5000mq. A oliveto e il restante seminativo ,con un fabbricato essere del PODERE O.N.C. (OPERA NAZIONALE COMBATTENTI) Che il mio nonno ebbe negli anni dal 1940-43 e che, ora come 3^generazione ho ereditato io : un fabbricato per metà fatiscente, dirupato non accessibile e altri 80 mq. Ex stalla per cavalli poco manutenzionato, ora serve da consolidare e ristrutturato,attualmente Senza servizi igienici così come era 80 anni fa senza urbanizzazione tanto per intenderci, costretto però ad accatastarli come depositi ove in effetti è solo un deposito di piccoli aggeggi come quattro scale per la raccolta delle olive per la potatore qualche armadio per attrezzi un decespugliatore con il motore fuso, due reti per la raccolta olive ,qualche ratto insomma questo deposito vero e proprio addetto all’appezzamento del terreno che ho ebbene si dott. Pisante ora da 8 anni fa è passato come fabbricato urbano e pago l’IMU E ANCOR DI PIU, risulta come seconda casa cioè come se io avessi un villino in campagna ma è solo un vecchio rudere che rispetta ancora la struttura di come era 80 anni fa e usato solo per depositare gli attrezzi leggeri in quanto la maggior parte dei lavori vengono fatti fare “per conto terzi ” per arare e seminare,poi si aggiunge anche il pagamento del consorzio di bonifica che, comunque devi pagare 800€. All’anno e poi come “dulcis in fundo ” l’IMU DEI TERRENI, NON HO PAROLE HO DETTO
    CORDIALI SALUTI
    GIOVANNI COLUCCI

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