«Dopo gli articoli usciti sul New York Times voglio chiarire che non è la Pac la responsabile della privatizzazioni dei terreni agricoli in alcuni paesi Ue a favore di pochi. Serve una Pac più comune, più forte, con una più solida strategia sociale e no rinazionalizzazione».
Un forte e deciso intervento quello di Paolo De Castro, coordinatore S&D al Parlamento europeo, nel corso dell'assemblea plenaria ieri a Strasburgo. «Nelle ultime settimane - ha precisato l'europarlamentare Pd -si è discusso molto di situazioni sconcertanti (leggi qui e qui) di cui la stampa internazionale ha fatto eco, ma se la privatizzazione dei terreni di un paese ha favorito pochi amici dei potenti, non è certo colpa della Pac».
Le misure di salvaguardia introdotte dall’Europarlamento
«Anzi – ha proseguito - come Parlamento europeo negli ultimi anni abbiamo fatto sforzi importanti per impedire il business sregolato della terra. Ad esempio, abbiamo introdotto un tetto ai pagamenti europei erogati per singolo beneficiario, che può essere solo l'agricoltore attivo».
Tanto però resta ancora da fare. «Proprio per questo il Parlamento ha preso una posizione chiara nella nostra relazione sulla concentrazione dei terreni agricoli dell'Unione».
Ma la riforma della Pac va nella direzione opposta
Purtroppo – si è rammaricato De Castro - ed è motivo di grande preoccupazione - la nostra posizione non trova riscontro nell'attuale proposta di riforma della Pac»
La ragione, secondo l'eurodeputato, è da ricercarsi nell’eccesso di flessibilità garantita agli Stati membri dalla nuova Pac, che rischia di accrescere il rischio che certi comportamenti possano essere favoriti ancora di più da scelte nazionali.
Per de castro questa proposta è una spinta alla rinazionalizzazione della Pac. «oggi più che mai- ha concluso- c'è bisogno di un forte ancoraggio a obiettivi e strumenti comuni, capaci di sventare ogni apertura all'individualismo politico che farebbe della Pac un mero contenitore di risorse, senza salvaguardarne la strategia sociale, economica e ambientale».