Le incertezze sugli approvvigionamenti provenienti dall’Est Europa a causa del blocco delle forniture dal Mar Nero e dello stop alle esportazioni imposto da Ungheria e Serbia hanno impresso aumenti record ai prezzi delle materie prime destinate all’alimentazione zootecnica quotate nei listini delle Borse Merci nazionali. In particolare, l’annullamento dei contratti in essere pone il problema per gli operatori nazionali di dover reperire in tempi brevi merce di origini alternative. Ad accrescere la tensione in vista delle semine delle colture primaverili è anche l’ulteriore rincaro dei costi dei fertilizzanti, con l’urea giunta a toccare i 1.000 €/t. Gravano inoltre enormi rischi sulle semine in Ucraina, sia da un punto di vista di possibilità di svolgimento delle operazioni, sia di disponibilità dei mezzi tecnici.
Il grano tenero sfonda la soglia dei 400 euro per tonnellata
Uno scenario di mercato segnato da un’offerta disponibile insufficiente a far fronte alla domanda zootecnica ha causato forti rialzi di prezzo a tutto il comparto dei cereali foraggeri. Sulla piazza di Bologna, il grano tenero foraggero ha superato la soglia dei 400 €/t, raggiungendo i 402-415 €/t (franco arrivo), pari ad un incremento in soli sette giorni di 60 €/t. La crescita rispetto alla scorsa annata è del +65%. Balzo anche per l’orzo foraggero, cresciuto in una sola settimana di 75 €/t a Bologna e di 81 €/t a Milano.
Le quotazioni attuali si attestano su un valore record di 390 €/t (orzo pesante, franco arrivo), più alte rispetto a un anno fa dell’80%. I forti rincari non hanno risparmiato il sorgo nazionale, con rialzi settimanali di 70 €/t a Bologna e 75 €/t a Milano. Nel capoluogo lombardo i prezzi attuali si attestano fra i 375 e i 380 €/t (franco arrivo), registrando un incremento su base annua del +75%.
Anche l'erba medica sale di oltre il 30% rispetto al 2021
I rialzi non hanno escluso neanche le altre materie prime destinate alla zootecnia. Aumenti significativi hanno interessato anche il mercato dei foraggi, a cominciare dall’erba medica, salita a Milano di 20 €/t, con i valori del prodotto di prima qualità, con 16% di proteine, sui 279-283 €/t (franco arrivo). Rispetto allo scorso anno i prezzi attuali sono superiori del 34%.
Le tensioni sul girasole fanno decollare anche gli altri semi
Rimangono in rialzo anche i listini dei semi oleosi e dei prodotti derivati. Le maggiori tensioni si sono rilevate per il girasole, con la mancanza di arrivi dal Mar Nero e l’annullamento di contratti già stipulati. Sulla piazza di Bologna la farina di girasole ha subìto un rincaro di 65 €/t rispetto alla settimana precedente, giungendo a sfiorare il picco storico di 500 €/t (franco arrivo). Le tensioni sul girasole si sono propagate anche agli altri semi oleosi, soia in primis, il cui prezzo è balzato a ridosso dei 700 €/t per il seme di provenienza estera, salendo di 20 €/t su base settimanale.
La crescita rispetto ad un anno fa è del +30%. Rimangono sostenute anche le quotazioni della soia sulle piazze internazionali, attestate alla Borsa di Chicago sui 16,80 $ per bushel (pari a 565 €/t), grazie anche alla revisione al ribasso della produzione brasiliana (-7 milioni di tonnellate rispetto a febbraio, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti), stimata ora sui 127 milioni di tonnellate, e della produzione argentina (-1,5 milioni di tonnellate), prevista ora sui 43,5 milioni di tonnellate. Tornando alle farine proteiche, sensibile anche l’aumento per il prezzo della farina di colza, in crescita a Milano di 60 €/t e giunta a ridosso dei 525 €/t (franco arrivo), oltre il 40% in più rispetto a dodici mesi fa.