Auguriamoci che il tutto si risolva in maniera pacifica e in tempi non troppo lunghi. Ma la perdurante incertezza e la tensione crescente sul fronte russo-ucraino stimola la speculazione e il loro connubio sta già surriscaldando i mercati dei cereali ritardando di fatto il rientro alla normalità iniziato da poco. Se lo scenario politico degenerasse in quell’area, che da anni rappresenta forse il più importante bacino d’approvvigionamento per compensare il nostro deficit strutturale di grano tenero e mais, beh, di certo per noi e anche per il resto del mondo sarebbe un problema, paragonabile a quanto materializzatosi dal connubio carestia in Canada e clima avverso in Centro Europa.
Prezzi in ascesa e volatilità
In caso di limitazioni commerciali russo-ucraine, il bacino d’acquisto di grano e mais per i paesi importatori “netti” del bacino del Mediterraneo, dell’Asia e del Medioriente, subirebbe una contrazione a tempo indeterminato con prezzi in salita e volatilità dei mercati a ogni nuova notizia dal fronte o agro-climatica. Se, come è, la Russia è il principale esportatore mondiale di grano e l’Ucraina è al terzo posto come esportatore di mais (dopo i colossi Usa e Sudamerica), si andrebbe a replicare per mais e cereali a paglia quanto attualmente in essere per orzi e grano duro in un contesto di supply-demand sempre più farmaceutico. Da settimane leggiamo stime su quanto potrebbe accadere, con sirene più o meno acute sul rischio di minore disponibilità a medio termine e denuncia di prezzi in salita su tutte le piazze soprattutto su quelle vulnerabili alla speculazione finanziaria: C-Bot, Euronext ecc., ma per noi il futuro potrebbe essere meno drammatico.
Scorte rassicuranti per Italia e Ue
A dare speranza è il fatto che l’Italia e l’Europa hanno produzioni 2021 di mais e grano quantitativamente buone, con l’Italia che conferma il primato qualitativo, rispetto alla media Ue, per i grani di forza e l’orzo. Per il mais abbiamo qualche problema ma nulla di insormontabile. Nella sfera appannata da venti di guerra, stante una stima di produzione europea 2022 di grano sui 290 mln/t e con il mais che alla fine verrà seminato (ancor più con prezzi al rialzo), lo tsunami dovrebbe restare a distanza di sicurezza dalle nostre piazze evitando distorsioni di mercato e tensioni di prezzo, attesi nelle altre aree deficitarie dove resta latente il rischio di nuove “primavere” in caso di prezzi pazzi per cereali e sfarinati.