L’effetto combinato del prolungamento dell’accordo che garantisce l’export di cereali dal Mar Nero e di un livello della domanda zootecnica che rimane contenuto ha impresso diffusi ribassi ai prezzi delle principali materie prime destinate all’alimentazione zootecnica, con cali settimanali sia per le oleaginose sia per i cereali foraggeri. In particolare, dopo settimane di stabilità sono tornati a scendere sia gli orzi sia il sorgo nazionale, i cui valori mantengono comunque una crescita a doppia cifra rispetto allo scorso anno. Diffusi segni “meno” si sono osservati anche per le farine proteiche.
Orzi e sorgo arretrano
Tra i cereali foraggeri, complici i consumi zootecnici stagnanti, i prezzi degli orzi hanno accusato un calo di 4 €/t sulla piazza di Bologna, portandosi sui 330-335 €/t (franco arrivo), dopo undici settimane di stabilità. La terza settimana di novembre ha messo in evidenza una riduzione anche delle quotazioni del sorgo, arretrate nella Borsa bolognese di 5 €/t e tornate sotto i 350 €/t (344-348 €/t). I prezzi attuali restano più alti rispetto alla scorsa annata, sia per l’orzo (+16%) sia per il sorgo (+21%).
Grano tenero, si attenua la crescita su base annua
Ribasso settimanale a doppia cifra per il grano tenero foraggero, in calo a Bologna di 10 €/t ed attestato sui 360-365 €/t (franco arrivo). I prezzi proseguono così il riavvicinamento ai livelli che si registravano nella scorsa annata: la crescita su base annua si è ulteriormente attenuata ed attualmente è pari ad un +7,7% (rispetto al +13,2% registrato nella seconda settimana di novembre).
La soia nazionale costa meno del 2021, l'estera è al +18%
La pressione dell’offerta estera, anche dovuta al rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro, ha determinato ribassi per i prezzi della soia, sia di origine nazionale (-15 €/t a Bologna) sia di provenienza estera (-24 €/t). Rispetto alla scorsa annata la soia nazionale registra un lieve calo (-4,4%), a fronte dell’incremento che si continua a registrare per la soia estera (+18%). Volgendo lo sguardo ai mercati esteri, la settimana è stata segnata da un ribasso delle quotazioni futures alla Borsa di Chicago (-1,9%), dipesa sia dai timori di un calo della domanda cinese per via dei nuovi lockdown nel paese, sia dalle incertezze sulla domanda di oli vegetali (e più in generale di petrolio) a causa della crisi economica.
Farine proteiche: calano soia e girasole, stabile la colza
La domanda contenuta ha spinto al ribasso anche le quotazioni delle farine proteiche. Cali consistenti hanno interessato la farina di soia: sulla piazza di Milano il prezzo della farina proteica estera si è portato sui 583-598 €/t (franco arrivo), perdendo 25 €/t rispetto alla settimana precedente. Segno “meno” anche per la farina di girasole proteica, con il prezzo che torna ad attestarsi sotto la soglia dei 400 €/t (-13 €/t e valori sui 390-395 €/t a Bologna, franco arrivo). Si conferma, invece, la fase di stabilità delle quotazioni della farina di colza, ferme sempre sui 400 €/t (franco arrivo). Le quotazioni attuali delle farine mantengono comunque un’ampia crescita rispetto alla scorsa annata, con rincari compresi tra il +20% di girasole e colza e il +24% della soia.