Ottobre si è chiuso registrando un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime zootecniche quotate nei listini nazionali, sempre supportati dalle tensioni presenti nel mercato internazionale. Diffusi aumenti hanno riguardato tutti i cereali foraggeri, trainati principalmente dal nuovo forte rincaro del mais, tornato ai massimi degli ultimi due anni. Restano elevate anche le quotazioni dei semi oleosi, sebbene nella seconda parte della settimana siano emersi per la soia dei segnali di rallentamento della corsa dei prezzi, in linea con il leggero calo osservato alla borsa di Chicago.
Mais ai massimi degli ultimi due anni
Tra i cereali foraggeri, l’incremento più consistente è stato messo a segno dal mais, che alla Granaria di Milano è tornato sui 190 €/t (+11 €/t rispetto a sette giorni prima), tornando ai massimi da agosto 2018. Il mercato risente sia degli aumenti sulle piazze internazionali, legati anche alle previsioni di una maggiore domanda della Cina, sia dei timori per possibili problemi negli approvvigionamenti di prodotto estero.
Sostenuti dall’ascesa delle quotazioni del mais e dall’incremento degli orzi esteri, i prezzi dell’orzo nazionale hanno messo a segno un ulteriore apprezzamento nei listini delle Borse merci, chiudendo il mese di ottobre a ridosso dei 190 €/t (186-189 €/t sulla piazza di Bologna, franco arrivo), in crescita del +2,2% su base settimanale. Dall’inizio dell’annata le quotazioni registrano così una crescita del 17,6%.
Proseguono i rialzi anche per il sorgo nazionale, attestato alla Granaria di Milano sui 179-183 €/t (franco arrivo, +2,3% rispetto alla settimana precedente). Gli aumenti hanno continuato ad interessare anche i frumenti foraggeri: alla Borsa merci di Bologna il prezzo del grano ad uso zootecnico ha guadagnato 4 €/t, salendo sui 214-230 €/t (franco arrivo).
La soia rallenta dopo una lunga corsa
Le ultime rilevazioni di ottobre hanno mostrato una maggiore stabilità dei prezzi dei semi di soia, in linea con il rallentamento registrato sulle piazze internazionali. Le incertezze sulle prospettive economiche a causa del peggioramento della pandemia e al rischio di nuovi lockdown generalizzati ha comportato un calo delle quotazioni del petrolio e questo ha inciso indirettamente sulle quotazioni della soia.
Alla borsa di Chicago le quotazioni di future con scadenza novembre hanno chiuso la settimana sui 10,56 $/bushel (pari a 333 €/t), perdendo il 2,5% rispetto a sette giorni prima. In Italia, alla Borsa merci di Bologna i prezzi sono rimasti invece invariati rispetto alla settimana precedente sia per la soia di origine nazionale (392-396 €/t, franco partenza) che per la soia ogm estera (403-405 €/t, franco arrivo). Il confronto con la scorsa annata resta comunque positivo per entrambe le origini, con un +16,4% per la soia nazionale e un +14,8% per la soia estera.
Farina di girasole: +30% in due mesi
Tra le farine proteiche, nuovi rincari hanno interessato i prezzi all’ingrosso del girasole e della colza. Alla Borsa merci di Torino, la farina proteica di girasole si è portata sui 331-333 €/t (franco arrivo), 5 €/t in più rispetto alla settimana precedente. Da fine agosto, le quotazioni hanno messo a segno un balzo di quasi il +30%. Ulteriore aumento si è rilevato anche per la farina di colza, il cui prezzo è cresciuto di 6 €/t alla Granaria di Milano, salendo sui 271-274 €/t (franco arrivo). Meno accentuato rispetto a quanto visto per il girasole l’incremento da fine agosto, pari ad un +10%.
I prezzi dei cereali e delle materie prime nella settimana dal 26 al 31 ottobre 2020