Finalmente, dopo quattro anni all’insegna del clima "pazzo", che non aveva consentito di ottenere risultati particolarmente soddisfacenti, nel 2018 il progetto CombiMais, ideato dal presidente di Innovagri, Mario Vigo, in collaborazione con Syngenta, mette a segno il miglior risultato di sempre con una resa media di 160,2 q/ha (+7% rispetto al 2017), ma soprattutto con alcune parcelle che hanno registrato picchi superiori ai 200 q/ha. «Abbiamo vinto la sfida – ha riferito Francesco Scrano, responsabile marketing di Syngenta Italia, nel presentare i risultati – perché abbiamo registrato in diretta dalla trebbia che raccoglieva in una porzione dell’appezzamento ben 23,9 t/ha con umidità al 26%, pari a 20,9 t/ha al 15,5% di umidità. Quindi, possiamo affermare che l’obiettivo del progetto di raggiungere i 200 q/ha è stato finalmente raggiunto, senza dimenticare una qualità come sempre straordinaria, tanto che anche quest’anno le micotossine non sono pervenute».
La produzione è risultata nel complesso omogenea nei 20 ettari destinati al progetto, tanto che la differenza tra la massima e la minima produzione è stata di 13 quintali (mentre lo scorso anno aveva superato i 32 quintali). L’incremento produttivo rispetto alla scorsa stagione è stato, come detto, del 7%, a fronte di variazioni comprese fra lo 0 e il 5% negli areali contigui.
A livello di conto economico, la Plv dei 20 ettari – hanno riferito i partner del progetto – si attesterà a circa 68.000 € (16 t/ha x 210 €/t, incluso premium price per la destinazione alimentare), pari a 3.400 €/ha. Il costo di produzione è stato mediamente di 2.000 €/ha, per totali 40.087 €, per cui il profitto sarà di circa 27.913 €, pari a 1.395 €/ha, superiore al 2017 (1.379 €/ha) e al 2016 (1.238 €/ha).
«La stima della produzione 2018 del mais in Italia è senz’altro positiva – ha commentato Amedeo Reyneri, dell’Università di Torino, supervisore della corretta applicazione del protocollo CombiMais – con rese superiori dal 7 al 12% rispetto al 2017. Il clima non è stato poi così favorevole, perché nel periodo marzo-luglio le piogge sono state frequenti, tanto che le semine sono state tardive (ultima decade di aprile per il CombiMais), così come le fioriture, ma il caldo asciutto del periodo agosto-settembre ha consentito un buon recupero del ciclo. Buone notizie anche dal punto di vista sanitario, dal momento che si prevede di non avere problemi di aflatossine, Don e Zea, con solo presenze non significative di fumonisine. La filosofia che sta dietro CombiMais si basa sul presupposto che, per sostenere le produzioni, le innovazioni genetiche e agrotecniche siano combinate razionalmente. E questo ha consentito di ottenere non solo ottime rese (più elevate sia delle medie Istat sia delle medie degli ibridi testati nelle prove nazionali del Crea), ma anche ottima qualità».
Da segnalare, infine, che quest’anno il protocollo ha registrato alcune novità, tra cui l’introduzione di sistemi per l’agricoltura di precisione (Gps e sensoristica), per sviluppare mappe di vegetazione e di produzione che verranno analizzate al fine di identificare i fattori critici di performance e uniformare verso l’alto tutti i punti dell’appezzamento.
«Ero già intervenuto alla conferenza di presentazione dello scorso maggio e continuo a guardare con interesse a questo progetto che premia la volontà di investimento e innovazione di imprenditori illuminati – ha commentato Pietro Foroni, assessore al Territorio e Protezione Civile della Regione Lombardia –. Il nostro Paese non si può permettere di perdere il valore della produzione agricola, in termini sociali ed economici. Ma qualcosa deve cambiare. Devono essere imprescindibili redditività e competitività, per non dipendere sempre di più dalla produzione estera. È questo il motivo per il quale sono fondamentali ricerca e innovazione, come nel caso del protocollo Combi Mais».
«Abbiamo creato la prima vera filiera del mais dal campo alla tavola – ha concluso Vigo –. È un progetto che crea valore per tutti, perché dà speranza ai produttori e perché ci guadagnano tutti gli anelli della filiera, fino al consumatore, che compra a un prezzo accessibile un prodotto di alta qualità. Infine, è allineato all’indirizzo politico che premia chi produce in modo intensivo e sostenibile, perché abbiamo cercato di interpretare quella che è l’agricoltura del nuovo millennio».