Le quotazioni del grano duro si sono rafforzate col salto di campagna. La (mia) qualità prodotta è migliore ma che altri motivi per l’aumento. È finito il rincaro?
La speranza di un prezzo più congruo del 2016 era nell’aria e per certo la buona qualità della granella ha aiutato, ma a giustificare il miglioramento dei prezzi hanno contribuito anche la necessità di miscelare le scorte di riporto (basso proteiche) e la non disponibilità (tranne dalla “costosa” Spagna) di un prodotto comparabile sul mercato comunitario fino alla trebbiatura in Francia. In aggiunta, se il principale concorrente del duro proteico (il Canada) ha avuto problemi di qualità nel 2016 e non raccoglierà prima di metà-fine Agosto, ne risulta che per almeno un altro paio di mesi la origine di “qualità” a prezzo ragionevole sarà il nazionale. Dopo l’estate, a trebbie in movimento oltreoceano, non si esclude un aggiustamento dei prezzi, ma ad oggi la probabilità che in Italia il duro aumenti o cali è 50-50. Nel 2017/18 di grano duro nel mondo ce ne sarà a sufficienza (con solo gli USA in “carestia”), ma sul fronte prezzo/qualità la partita è aperta e per l’origine Italia le probabilità (a parità di cambio €/$) di vedere prezzi più cari è al momento superiore rispetto a prezzi calanti, ma molto dipenderà (come ogni anno) da come uscirà il raccolto Nordamericano.