Entra nel vivo la trattativa per l'accordo quadro sul prezzo del pomodoro da industria nel bacino del Nord Italia. Dopo l'ultimo incontro tra parte agricola e industriale si può parlare di fumata grigia, con i trasformatori che hanno proposto un pagamento base vicina ai 130 €/t rispetto ai 108,5 €/t dello scorso anno e gli agricotori che chiedono una cifra intorno ai 160 €/t. Non c'è stata rottura ma è stato deciso di fare una pausa di riflessione. Tra qualche giorno il tavolo di trattativa si riunirà di nuovo.
Dalle prime indiscrezioni si parla di una superficie seminata simile a quella dello scorso anno, quindi intorno ai 37.000 ettari e una base 100 del grado Brix invariata a 4,85, in media con i valori dell'ultimo triennio. Su richiesta dei produttori è stata rivista al ribasso l'incidenza dei difetti minori e riconosciuto qualcosa in più per chi trasporta direttamente la materia prima negli stabilimenti di trasformazione.
«Considerati i costi di produzione per noi è sempre più difficile fare doppio concentrato – spiega la coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino Nord di Anicav Bruna Saviotti – quindi abbiamo anche alzato i premi per il tardivo consegnato oltre il 10 settembre. Abbiamo bisogno di più tempo per produrre polpa e altre preparazioni sulle quali la concorrenza di Cina e Spagna incide meno».
«La parte agricola aveva chiesto anche di fermare la penalizzazione in basso a 4,5 gradi Brix – continua Saviotti – ma ci siamo opposti perché significherebbe premiare chi fa un prodotto di scarsa qualità rispetto a chi lavora bene. E poi bisogna tenere presente che i consumi stanno diminuendo a causa dell'impennata dei prezzi – avverte – quindi non possiamo aumentare troppo il costo della materia prima anche perché quest'anno la Spagna non avrà i problemi dell'anno scorso e tornerà alla piena produzione».
Serve senso di respoonsabilità
«L’aumento da noi proposto con grande senso di responsabilità porta a un incremento del prezzo medio di riferimento nel biennio di circa il 40% – precisa Saviotti – non ha precedenti nella storia della contrattazione del pomodoro da industria nel nostro bacino e va ampiamente a coprire l’incremento dei costi subiti dalla parte agricola nel corso della scorsa campagna. Costi che stanno già facendo rilevare significative riduzioni e tiene conto della contingente situazione inflattiva e finanziaria, senza tralasciare la necessità di incentivare la coltivazione del pomodoro da industria».
«Auspichiamo che le Op possano rivedere le proprie posizioni comprendendo le nostre ragioni – dichiara il presidente di Anicav Marco Serafini – nell’interesse della filiera soprattutto in un momento così complicato, avendo ben presente che affinchè il sistema funzioni tutte le componenti devono trarre un beneficio equilibrato».