Cerealicoltori sul piede di guerra. Alla Borsa Merci di Alessandria è saltata per la seconda settimana di fila la quotazione del frumento tenero per il boicottaggio dei rappresentanti di parte agricola di Cia e Confagricoltura che non hanno partecipato alla seduta di rilevazione prezzi.
A Foggia ha raccolto una forte adesione la manifestazione pubblica a sostegno dei produttori di grano duro organizzata da Cia Agricoltori Italiani davanti alla Borsa Merci.
Anteprima del primo piano di Terra e Vita 23
Abbonati o accedi all’edicola digitale
Al centro dell’evento la volontà di difendere e valorizzare il grano duro realmente prodotto in Italia e la semola e la pasta 100% made in Italy. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha fissato un appuntamento con Cia il 20 luglio a Roma.
Cinquantamila firme
«È il segno – dice Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale di Cia - che la nostra mobilitazione, con oltre 50mila firme raccolte per la petizione nazionale “salva grano made in Italy” e l’adesione dell’Anci Puglia, dei Comuni pugliesi e di diverse associazioni di consumatori, sta iniziando a smuovere qualcosa».
«La battaglia continua, perché il prezzo del grano duro italiano e il lassismo sui controlli sull’import mettono in forte difficoltà migliaia di produttori cerealicoli». «Occorre redistribuire più equamente il valore lungo la filiera. Il primo anello, la base del grano duro made in Italy, siamo noi agricoltori. E siamo i più bastonati e penalizzati».
Stop alle speculazioni
Complessivamente, nota Sicolo, la campagna per la difesa della filiera grano duro-pasta autenticamente italiana, salubre, di qualità, che si attiene a standard e a modalità produttive attente alla sicurezza alimentare, è arrivata a coinvolgere 500mila cittadini.
Le richieste sono chiare: bloccare le speculazioni commerciali; fermare chi spaccia grano duro estero piazzandolo come italiano; porre dei limiti all’import indiscriminato di grani stranieri.
«Siamo per un fermo “no” sia a chi non vuole riconoscere i costi minimi di produzione sia a chi froda rovinando l’immagine di un prodotto simbolo dell’Italia».
Il registro telematico
«È vero - puntualizza Sicolo- che le importazioni sono inevitabili, servono però strumenti che garantiscano più trasparenza per i consumatori». Una chiarezza sulle importazioni che secondo Sicolo può essere assicurata dalla tempestiva ed efficace attivazione di strumenti normativi come “Granaio Italia”, il Registro telematico dei cereali che consente un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole presenti sul territorio nazionale. «Occorre, inoltre, realizzare più controlli sull’etichettatura, dotare il nostro Paese di meccanismi in grado di garantire maggiore trasparenza dei prezzi come la Commissione unica nazionale (Cun), rafforzare i contratti di filiera, definire i costi medi di produzione sotto i quali non può scendere il prezzo per gli agricoltori».
«Infine va potenziata la promozione di pasta con grano duro 100% di origine italiana. Questa è la piattaforma presentata a Foggia, la stessa che illustriamo al Ministro Lollobrigida».
Anteprima del primo piano di Terra e Vita 23
Abbonati o accedi all’edicola digitale
Solo semola 100% italiana
Da giugno la Borsa merci di Foggia quota, prima a livello nazionale, la semola di grano duro prodotto in Italia. Lo fa a seguito di una deliberazione della Camera di commercio che ha accolto la richiesta di Cia Capitanata. Per Angelo Miano, presidente di Cia Capitanata, «è un primo e concreto passo in avanti per un equo riconoscimento alle imprese cerealicole e di trasformazione di Capitanata».
Attualmente la Borsa merci foggiana quota solo la semola da grano duro 100% italiano perché non ci sono scambi di altra semola. «La nostra semola – dice Miano- ha una qualità e un valore più elevato rispetto a quella realizzata con miscugli di varia origine e provenienza. I cerealicoltori italiani devono attenersi a precisi e severi disciplinari che garantiscono la migliore qualità e la massima salubrità».
«Invece i produttori esteri attivi sul mercato internazionale non rispettano le regole vigenti in Italia. Ecco perché la semola 100% italiana è l’unica a poter assicurare che anche la pasta possa dirsi realmente “made in Italy”».
Leggi anche: