La lattuga trova nella peronospora il suo principale avversario fungino. Si tratta di una malattia in grado di produrre gravi problemi alla coltura in quanto anche presenze minime, considerato anche il valore estetico intrinseco di un prodotto che per la Gdo deve essere "perfetto", determinano un grave danno economico.
La malattia è causata dal fungo Bremia lactucae un parassita obbligato che trova condizioni particolarmente favorevoli allo sviluppo in condizioni di clima fresco e umido.
Le condizioni di elevata umidità atmosferica associate a temperature di 10-15°C rappresentano le condizioni migliori per l’avvio delle infezioni; al nord dunque si ravvisano in corrispondenza con la primavera e autunno, mentre in areali mediterranei si può far riferimento ai cicli autunno-vernini.
Questa malattia, pur partendo da focolai isolati, è in grado di svilupparsi velocemente fino a compromettere anche completamente il prodotto.
La sintomatologia classica fa riferimento a macchie clorotiche sulla pagina superiore delle foglie di lattuga, a forma poligonale in quanto delimitate dalle nervature secondarie, mentre sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle macchie, si forma la tipica muffa bianca polverulenta.
In genere l’infezione prende avvio dalle foglie esterne a contatto con il suolo, ovvero in punti dove permangono più a lungo condizioni di elevati livelli di umidità ambientale: la lattuga è aggredibile dal patogeno in tutte le sue fasi di sviluppo dai cotiledoni alla pianta matura.
B. lactucae ha mostrato nel tempo un’elevata predisposizione alla selezione di ceppi diversi. Questo fenomeno complica ulteriormente il quadro fitopatologico perché pone i tecnici di fronte ad un avversario sempre "nuovo" e spesso i risultati ottenuti sono vanificati dalla plasticità genetica evidenziata dal patogeno.
Uno specifico comitato europeo è stato creato per seguire questa problematica: The International bremia evaluation board (Ibeb).
Nuovo ceppo
È della primavera di quest’anno il comunicato che l’IBEB ha identificato un nuovo ceppo denominato Bl:32 diffuso in gran parte d’Europa (Francia, Germania, Paesi bassi, UK, Austria, Svizzera e Belgio). Per avere un’idea del potenziale genetico di B. lactucae va ricordato che lo stesso organismo in una riunione del novembre 2014 ha valutato 411 isolati del fungo e che la maggior parte di essi non erano mai stati segnalati in precedenza o erano diffusi a livello locale. Da questi isolati è poi stato identificato il ceppo denominato Bl:32. I ceppi più frequenti sono risultati Bl:24, Bl:29, Bl:30 e Bl:31.
Si è anche evidenziato che numerosi altri isolati di importanza locale e molto vicini a Bl:32 stanno producendo problemi seri in alcune regioni europee. È anche da segnalare che la diffusione di questi nuovi ceppi è risultata meno rapida rispetto a quanto non sia successo per i ceppi identificati in passato; probabilmente questo fatto è da mettere in relazione con i numerosi geni di resistenza che le aziende sementiere hanno inserito in questi anni nelle varietà coltivate.
Aziende sementiere
Attualmente le aziende sementiere commercializzano varietà che contiene geni per la resistenza ai ceppi Bl:16-32, ma questo non pone la coltura in condizioni di sicurezza contro la bremia; occasionalmente possono sempre essere pericolosi ceppi locali che poi possono anche esaurirsi senza diffondersi in altri areali di produzione.
Un problema complesso dunque che obbliga i genetisti ad un continuo lavoro di selezione per ottenere varietà resistenti da avviare alla coltivazione.
La difesa della lattuga dalla bremia passa in primo luogo da numerose pratiche di igiene colturale: in primo luogo la distruzione dei residui colturali. Questi, infatti, rappresentano un ambiente d’elezione per la sopravvivenza del fungo e spesso è proprio da qui che l’infezione riparte per colpire la coltura.
Profilassi
Quindi la corretta gestione dell’ambiente di coltura sta alla base di una corretta profilassi e si accompagna a fattori a valenza più marcatamente agronomica:
- ampie rotazioni;
- favorire il drenaggio del suolo;
- adottare sesti di impianto meno intensi;
- favorire l’areazione nelle colture sotto serra;
- concimazioni azotate razionali;
- impiego di materiale vivaistico sano;
- preferire l’irrigazione "sottochioma";
- coltivazione di varietà resistenti.
Si tratta di fattori che puntano a contribuire alla creazione di un ambiente colturale non favorevole allo sviluppo della malattia, agendo ed influenzando proprio gli elementi che la favoriscono.
Di particolare interesse è l’impiego di varietà resistenti rese disponibili dalla aziende sementiere: In tal senso va sottolineato che le stesse aziende ed anche l’IBEB si preoccupano di consigliare di non esporre le varietà resistenti ad un’eccessiva pressione della bremia proprio a causa dell’elevata plasticità genetica del patogeno già sottolineata. La coltivazione delle varietà resistenti va comunque accompagnato da tutte le norme di profilassi e di igiene colturale nonché da un’adeguata difesa chimica.
Agrofarmaci
I trattamenti con gli agrofarmaci, in particolare sulle giovani piante piantine, forniscono un’ulteriore protezione alle produzioni con varietà resistenti, nell’ottica non solo di proteggere la coltura in atto ma anche di prevenire lo sviluppo di nuovi ceppi di bremia. Sempre in tal senso occorre utilizzare le numerose sostanze attive disponibili secondo strategie antiresistenza, effettuando oculate rotazioni dei prodotti in base al meccanismo d’azione; un ruolo importante può essere giocato dai preparati microbiologici a base di Bacillus amyloliquefaciens grazie al suo complesso meccanismo d’azione multisito.
Si tratta quindi di impostare piani di intervento mirati dove tutti gli strumenti disponibili vengono utilizzati al meglio per arginare il problema rappresentato dalla bremia. Il pilastro di questi piani è rappresentato dalla coltivazione di varietà resistenti alla malattia, che però non devono essere lasciate sole a sostenere lo sforzo di arginare lo sviluppo di bremia, pena il pericolo di veder vanificato in poco tempo anni di lavoro dei genetisti, che sono riusciti ad inserire la qualità di resistenza; si tratta di un tesoro da custodire con grande attenzione.