L’albicocco in questi anni ha visto il favore degli agricoltori: le superfici non calano, ma anzi in certe regioni aumentano. Inoltre sono state proposte dai primi anni del 2000 nuove varietà, accattivanti esteticamente, ma meno produttive di quelle precedentemente presenti. La proposta di nuove varietà si è poi rivolta verso le piante in grado di dare una produzione in un periodo medio tardivo, per poi passare infine all’innovazione del sapore riducendo l’acidità sia della polpa che della buccia.
Con la diffusione della Sharka (PPV) sono poi state individuate varietà resistenti.
Il nuovo che avanza
L’avanguardia nel campo dell’innovazione varietale è oggi rappresentata dalle varietà rosse. L’editore francese International plant selection (Ips) sta sviluppando albicocche rosse sotto il nome di Rubyngo®; le cultivar di questa categoria, per le cui specifiche si rimanda alla consultazione della rivista presso l’edicola on-line della Rivista di frutticoltura e ortofloricoltura, si caratterizzano per autofertilità totale con produzione regolare, frutto rosso al 100%, elevate qualità organolettiche dei frutti, buona tenuta in pianta. Attualmente la gamma commerciale copre tutto il mese di giugno con le tre cultivar Rubilis*, Rubissia* e Rubissim*.
Dalla Spagna invece il breeder ed editore Buffat propone la linea “Red Premium”, che tuttavia non è stata ancora valutata in territorio italiano.
L’albicocco a buccia completamente rossa appare quindi una soluzione accattivante, ma occorre preventivamente verificare sia il potenziale produttivo, legato all’autofertilità, delle nuove cultivar e anche la loro adattabilità alle diverse condizioni climatiche, senza dimenticare poi che sarà il consumatore a determinare il successo di queste novità sia sotto l’aspetto del sapore che sotto l’aspetto estetico.
L’articolo completo può essere trovato sulla Rivista di frutticoltura e ortofloricoltura n. 5-2017.