Il consumo di albicocche presenta una forte stagionalità legata essenzialmente al periodo di produzione nazionale (fine maggio-luglio).
Il calendario di commercializzazione e consumo viene ampliato dalle importazioni di prodotto dalla Spagna che anticipa la produzione italiana (maggio e giugno) e successivamente dalla Francia che in luglio e agosto prolunga la campagna del prodotto italiano. Al contrario, la frigoconservazione non consente di ampliare in maniera significativa il periodo di disponibilità del prodotto.
L’Italia è tra i principali produttori mondiali (tab. 1). Negli ultimi anni si è posizionata al quinto posto alle spalle di Turchia, Iran, Uzbekistan e Algeria.
Domanda oltre l’offerta
Ma nonostante ciò la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare la domanda interna e, come accennato, si ricorre alle importazioni, essenzialmente da Francia e Spagna.
Negli ultimi anni, la disponibilità di albicocche è ammontata mediamente a circa 245mila t, di cui il 90% di produzione nazionale e il 10 % d’importazione. Della totalità del prodotto disponibile:
- il 70% costituisce il consumo;
- il 16% è destinato alla trasformazione, prevalentemente succhi e puree;
- il 7% viene esportato;
- il 7% è rappresentato da scarti e alimentazione animale.
Le statistiche della Fao stimano la produzione mondiale in circa 4 milioni di t.
Tra il 2000 e il 2013 (ultimo dato disponibile) la crescita è avvenuta ad un ritmo sostenuto (+2,7%/anno), trainata soprattutto da Turchia (+3,6%/anno), Uzbekistan (+12,9%) e Algeria (+12,1%).
La produzione italiana è concentrata in Campania ed Emilia-Romagna e, in seconda battuta, in Basilicata.