Coriandolo e cartamo costituiscono, negli areali foggiani, alternative colturali agronomicamente possibili ed economicamente redditizie, grazie a soddisfacenti contratti di coltivazione che promuovono l’uno e l’altro. È quanto sostengono Francesco Giannubilo e Claudio Di Carlo, rispettivamente presidente e responsabile agronomico della Cooperativa di servizi collettivi per la Riforma fondiaria Frentana di Serracapriola (Fg). Forse il coriandolo e il cartamo non potranno sostituire le centinaia, o migliaia, di ettari che gli agricoltori stanno dismettendo da altre colture sempre meno redditizie, ma sicuramente per alcuni produttori potranno costituire una buona uscita di sicurezza dalla crisi che si respira nelle campagne.
«È un dato di fatto che dal 2010 parecchi soci hanno preso confidenza con il coriandolo, prima sconosciuto, e altrettanto, da quest’anno, hanno iniziato a fare con il cartamo, altra coltura mai praticata prima - dichiara Giannubilo -. Sei anni fa alcuni soci provarono a seminare il coriandolo su 20 ha, poi altri si sono aggiunti, nella scorsa annata circa 30 lo hanno coltivato su oltre 300 ha, quest’anno 40 agricoltori lo hanno seminato su 500 ha, per una superficie media di 12,5 ha. Il coriandolo sta sostituendo il girasole, coltura già povera penalizzata dalla riforma della Pac con un forte taglio dell’aiuto comunitario. Ma non escludo che possa diventare un’alternativa anche ad altre colture, in un territorio, la Capitanata, che ha perso irrimediabilmente la barbabietola da zucchero e soffre la crisi del pomodoro da industria e del grano duro. Oltre al coriandolo, pure il cartamo rappresenta una coltura credibile per il futuro della nostra terra».
Il coriandolo, spiega Di Carlo, è un’alternativa valida perché è una coltura rustica, gode, grazie ai contratti di coltivazione firmati dalla cooperativa con società che ritirano il seme, di un buon prezzo, 60-65 €/q, e garantisce rese medie di 20-25 q/ha.
«Il coriandolo si adatta bene ai terreni marginali del nord foggiano, come peraltro a quasi tutti i terreni, e ha bassi costi di produzione, nessuno per la difesa fitosanitaria. Invece il grano duro, troppo migliorato geneticamente, risente dei cambiamenti climatici, è molto sensibile alle malattie fungine, si ammala sempre più spesso e richiede costi crescenti, soprattutto per la difesa. In più il coriandolo è una coltura miglioratrice del terreno, poiché l’apparato radicale è molto espanso e crea le condizioni per la formazione di macro e micropori».
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