Ci sono persone che per raggiungere un obiettivo sono capaci di scalare montagne. E non tanto per dire: è proprio quello che ha fatto Paolo Coppini, rappresentante di terza generazione di una famiglia di imprenditori parmensi impegnati dal '46 nella produzione di olio extravergine d'oliva di qualità. Una grande avventura, che ha sospinto il produttore dalla “bassa” emiliana fino ai 5 mila metri delle montagne dell'Himalaya, portando con sé una piantina d'ulivo battezzata Americo, come il capostipite. Un'impresa mai tentata prima, anche perché non si poteva prevedere se la piantina sarebbe sopravvissuta al clima freddo. Il trekking è durato un mese; un progetto pianificato per più di un anno, fino a che, lo scorso settembre, Paolo Coppini e quattro amici hanno affrontato l'impresa di arrivare sul tetto del mondo. Bella gita, verrebbe da dire. Ma le ragioni che hanno mosso l'imprenditore non sono certo fare una vacanza o guadagnare un momento di celebrità.
L'ulivo come simbolo
Spiega Coppini: «Volevo intraprendere un'iniziativa in grado di promuovere il mondo dell'extravergine italiano d'eccellenza. Dare visibilità a un prodotto che dovrebbe rappresentare l'essenza della nostra cucina e dovrebbe essere il simbolo delle eccellenze gastronomiche italiane nel mondo, di cui invece la media delle persone sa piuttosto poco. Così abbiamo affrontato la montagna, portando con noi l'alberello, simbolo dell'olio italiano, ma anche di un messaggio sociale: “Love is an olive tree”, l'amore è un albero di ulivo». Una simbologia antica di secoli, quella dell'olio e dell'ulivo, ma subito percepita da tutti; anche da chi, come i nepalesi, di ulivo non ne avevano mai visto uno.
Una scelta d'immagine
Così il messaggio di pace è diventato il fil rouge del viaggio: a ogni persona incontrata sul percorso Coppini ha chiesto di ripetere la frase, nella propria lingua, facendosi filmare; un mantra che è diventato la colonna portante del reportage “L'uomo con l'albero di ulivo”, diretto da Gianpaolo Bigoli, che a fine aprile ha partecipato al prestigioso Festival della montagna di Trento e ha vinto il premio speciale Andrea Morelli. Naturalmente l'iniziativa non è priva di implicazioni legate all'immagine dell'azienda, ma nulla toglie alla campagna per la qualità che l'azienda parmense (che fra l'altro è stata scelta come partner da Alma, la prestigiosa scuola di cucina italiana di Colorno) porta avanti da tempo.
L'iniziativa ministeriale
Chiarisce Coppini: «Se è vero che esistono i marchi Dop e Igp, questi danno garanzie sulla provenienza del prodotto, ma possono non essere del tutto esaustivi sulla qualità. A nostro parere non basta certificare che, ad esempio, l'olio è di sole olive abruzzesi. È importante far sapere anche di quale varietà di olive si tratta, come e quando sono state raccolte, dopo quanto tempo dalla raccolta è stata fatta la frangitura, in una parola la tracciabilità completa, dall'albero alla tavola. Perciò abbiamo accolto con una “ola” l'iniziativa del Ministro Luca Zaia sulla indicazione obbligatoria dell'origine dell'olio extravergine in etichetta. Una volontà di trasparenza che rispecchia il nostro modus operandi; tanto che abbiamo scritto una lettera aperta al Ministro, per ringraziarlo dell'eccellente lavoro che sta facendo per tutelare i prodotti italiani di qualità».
Scelte coraggiose nell'etichettatura
A Coppini, infatti, va riconosciuto il merito di aver spontaneamente iniziato (dal '93), a indicare sull'etichetta dell'olio la “carta d'identità” dell'extravergine, con indicazioni di cultivar, anno di raccolta e giudizio organolettico. Una produzione ulteriormente identificata oggi, dal marchio T.o.p. ideato dall'azienda, ovvero “tracciabilità origine prodotto”, che identifica prodotti da presidi, di cui sono indicati la tracciabilità totale, le modalità di raccolta e frangitura. Il tutto ulteriormente avvalorato dalla certificazione di rintracciabilità di filiera Csqa, esteso a tutti i prodotti dell'azienda, in Abruzzo, Puglia e Sicilia.
Iniziative
L’olio italiano arriva in cima al mondo
Paolo Coppini ha portato un ulivo sull'Himalaya per lanciare un segnale a favore delle produzioni made in Italy di qualità