186 campioni di olio di 62 diverse varietà, provenienti da 15 regioni italiane. Sono questi i numeri della 12a rassegna nazionale degli oli monovarietali organizzata dall’Assam, un’occasione per conoscere e valorizzare la biodiversità olivicola italiana. Tipologie sensoriali, caratteristiche degli oli e risultati delle analisi chimiche (composizione acidica e polifenoli) sono stati raccolti nel catalogo presentato alla manifestazione, edito da New Business Media. Per semplificare la vastità di profumi e sapori della produzione italiana, sono state definite 6 tipologie sensoriali dove, pur essendo raggruppati gli oli con caratteristiche simili, ognuno mantiene le proprie peculiarità. E, segno dei tempi, per il secondo anno consecutivo al catalogo è stata conferita un’impronta dggastronomica. Ogni tipologia, quindi, è stata abbinata a una ricetta (in collaborazione con l’Associazione cuochi di Ancona), per dimostrare come la scelta di un determinato olio possa rendere più armonico o esaltare un piatto.
Dodici anni di rassegna sono stati l’occasione per realizzare una preziosissima banca dati (www.olimonovarietali.it) dove operatori della filiera, consumatori e ristoratori possono conoscere le potenzialità organolettiche e le proprietà nutrizionali degli oli estratti dalle varietà che si trovano sul territorio italiano.
Ed è proprio questa la via da seguire, l’informazione, la conoscenza, per cercare di risollevare le sorti di un settore in sofferenza. Il grido d’allarme si è levato forte e chiaro dalla manifestazione di San Benedetto del Tronto. I dati dell’ultima campagna sono tristemente noti: clima, mosca e Xylella hanno dato il colpo di grazia, ma se la conoscenza del patrimonio olivicolo italiano, ineguagliabile grazie alle numerosissime varietà autoctone che conferiscono un’identità territoriale all’extravergine, resta confinata agli ambiti ristretti degli operatori del settore, il crollo è inevitabile.
Tutti gli intervenuti son stati d’accordo sulla strategia: non stare sul mercato concorrendo con Paesi che vendono a prezzi più bassi, ma puntare sull’identità del prodotto. E’ importante rivolgersi ai consumatori, andare nelle scuole, coinvolgere i medici, far conoscere il catalogo dei monovarietali agli chef ai quali, è stato più volte sottolineato, svolgono un ruolo che a loro non compete, soprattutto quando parlano di caratteristiche nutrizionali.