I parassiti e i patogeni tellurici in grado di causare danno su colture intensive di solanacee sono numerosi. Solo per ricordarne alcuni citiamo i nematodi galligeni (Meloidogyne spp.), gli agenti di tracheomicosi (Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici, Verticillium dahliae), gli agenti di marciume basale e radicale (Pythium spp.; Phytophthora nicotianae, P. capsici, F. oxysporum f.sp. radicis lycopersici; Rhizoctonia solani; Sclerotinia spp., Sclerotium rolfsii; Pyrenochaeta lycopersici, Colletotrichum coccodes, ...). Tra le diverse strategie di lotta che possono essere utilizzate, l’uso dell’innesto su piede resistente e l’adozione di mezzi biologici di lotta sono da considerarsi decisamente promettenti.
Mezzi genetici e innesto erbaceo
L’adozione della tecnica dell’innesto erbaceo è, certamente, un esempio di quanto una strategia non chimica, solo alcuni anni fa considerata quasi un esercizio “accademico”, possa diventare di impiego comune, costituendo oggi uno standard operativo in diverse situazioni colturali. I portinnesti per il pomodoro erano inizialmente varietà resistenti sempre di Lycopersicon lycopersicum. Oggi questi portainnesti sono destinati alla produzione di piante per il mercato non professionale “da hobby”. Al contrario i portinnesti utilizzati negli ultimi anni sono in genere ibridi interspecifici di L lycopersicumx L. hirsutum.
Il motivo iniziale che ha spinto gli agricoltori a utilizzare piante di pomodoro innestate è stata la resistenza dei portinnesti ad alcuni patogeni tellurici, in particolare al F.oxysporum f. sp. radicis lycopersici, indirettamente favorito nella sua diffusione dall’intenso ricorso alla fumigazione con bromuro di metile. Occorre sottolineare che l’adozione dell’innesto erbaceo permette non solo di sfruttare i benefici effetti legati alla tolleranza del portainnesto a malattie e parassiti, ma favorisce, anche, lo sfruttamento del grande vigore delle piante innestate. È emblematico, ad esempio, che piante innestate vengano ormai estesamente utilizzate anche in coltivazioni fuori suolo. Sfortunatamente, come già riportato da diversi autori, è doveroso considerare alcune problematiche, non solo di natura biotica.
Collasso idrico e altre criticità
Su pomodoro, almeno da 5-6 anni, sono stati segnalati fenomeni di collasso repentino la cui causa è stata ascritta a squilibri tra esigenze idriche della marza e capacità di trasporto idrico del portinnesto. Ad oggi le combinazioni marza-portainnesto maggiormente a rischio (Es: Cuore di Bue/Energy o He Man) vengono accuratamente evitate a favore di combinazioni prive di tale tipo di problema (Es: Cuore di Bue/Beaufort o Maxifort). Al contrario sempre su pomodoro innestato (portainnesti ibridi L. lycopersicum x L. hirsutum) sono sempre più frequenti le segnalazioni di infezioni di P. nicotianae, R. solani, S. rolfsii. Talora tali infezioni, generalmente gravi nelle fasi immediatamente di post trapianto, possono presentarsi anche su piante adulte e in fase di produzione causando non pochi danni al coltivatore.
La melanzana può essere innestata sia su portainnesti utilizzati per il pomodoro sia su Solanum selvatici e in particolare su S. torvum. La scelta del portainnesto dipende essenzialmente dall’ambiente e dalla stagione di coltivazione e dal parassita/patogeno da contrastare. In particolare al momento attuale S. torvum è apprezzato per la sua buona tolleranza a nematodi galligeni, anche se il suo utilizzo ha favorito la recrudescenzadi infezioni di V.dahliae. Impiegando invece portainnesti di pomodoro, a causa delle diverse esigenze termiche delle due specie, con coltivazioni effettuate in serre non riscaldate e in periodi non caldi, si possono riscontrare anche gravi fenomeni di incompatibilità, accompagnate da proliferazioni batteriche associate a fenomeni di guttazione ed edematosi violenti.
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