Tempestività d’azione contro la ticchiolatura

Un patogeno che richiede sorveglianza e precisione

La ticchiolatura è la principale patologia del melo. Il responsabile è un fungo parassita che alterna una fase sessuata (Venturia inaequalis) e una asessuata (Spilocaea pomi). La difesa da questo avversario rappresenta ogni anno il punto centrale della strategia fitoiatrica, indipendentemente dall’esito dell’annata precedente: non aver registrato danni alla raccolta non è un buon motivo per allentare la guardia nell’anno successivo.
Questo patogeno può infatti passare da una condizione di sola presenza ad infezioni generalizzate con gravi ripercussioni sulla produttività e sulla resa economica.

I sintomi
Sulle foglie si notano inizialmente delle macchie decolorate che poi diventano scure, sui frutti macchie puntiformi che poi si accrescono mantenendo una forma circolare.
Le foglie colpite perdono efficienza fotosintetica e cadono prematuramente, mentre i frutti vengono deformati (tanto più l’attacco è precoce) e resi non più commerciabili. La più piccola porzione di tessuto verde può essere colpita e rappresentare la base di partenza per successive infezioni secondarie. Per questo motivo il livello di allerta deve essere massimo fin dalle primissime fasi vegetative (punte verdi/mazzetti affioranti): una pioggia (denominata “infettante”) determina le condizioni di bagnatura predisponenti l’infezione primaria con una pericolosità/gravità in funzione di temperatura e ore di bagnatura.
Una volta che si è concretizzata l’infezione primaria, il patogeno, grazie ad altre bagnature, si propaga ulteriormente su foglie e frutti. A volte, se le condizioni climatiche sono critiche è difficile se non impossibile bloccarne la propagazione e ci si deve accontentare di circoscriverne lo sviluppo.

Obiettivo prevenzione
L’obiettivo che ci si deve porre è di non consentire l’insediamento del fungo nel meleto almeno fino alla fase di frutto noce; in caso contrario inizia un inseguimento senza fine poiché sarà molto difficile riuscire ad eradicare l’infezione dal meleto; limitare i danni sarebbe già un buon risultato.
L’elemento che più influisce sulla gravità della malattia è la quantità di ascospore liberate nel corso della pioggia infettante. Il potenziale della malattia a fine inverno dipende, in ogni caso, dal livello della malattia presente nel frutteto alla fine della stagione precedente. La pianta è recettiva alle infezioni primarie a partire dallo stadio di “punte verdi” ma i frutti una volta raggiunto lo stadio di “frutto noce” non sono più recettivi e se la malattia non si è insediata precedentemente nel frutteto si possono interrompere i trattamenti antiticchiolatura.

Sensibilità varietale e strategie di difesa
La sensibilità varietale è molto importante nel definire il livello di rischio di ogni singolo meleto; molto lavoro a livello di miglioramento genetico è tuttora in corso per selezionare varietà tolleranti o resistenti alla ticchiolatura.
Resta il fatto che tali varietà sono attualmente diffuse quasi esclusivamente nell’ambito dell’agricoltura biologica, mentre le principali varietà coltivate risultano estremamente sensibili alla crittogama. In questo contesto appare chiaro che ci si deve orientare verso un controllo chimico della malattia, avendo l’avvertenza di impostare strategie razionali.
La difesa chimica resta quindi, allo stato attuale, lo strumento principale per proteggere le mele e può essere impostata secondo tre principali schemi:
-    a turno fisso, con trattamenti periodici ad intervalli di tempo stabiliti a priori in funzione del principio attivo utilizzato e che può prescindere dalla frequenza delle piogge “coperto” ovvero protetto dalla possibilità di infezioni;
-    a turno biologico, ovvero intervenendo dopo l’infezione in funzione delle piogge infettanti tenendo conto delle indicazioni fornite dal modello previsionale, dalla tabella di Mills e delle informazioni disponibili sul volo delle ascospore (captaspore);
-    è possibile combinare i due precedenti schemi, utilizzando il turno fisso in primavera, quando le condizioni ambientali sono più difficili da affrontare, e il turno biologico in seguito quando la situazione complessiva è meno favorevole allo sviluppo della malattia.
In ogni caso è bene privilegiare un uso preventivo dei prodotti ricorrendo ad interventi curativi solo in caso di necessità.
Per impiegare al meglio le Sostanze Attive (SA) disponibili è possibile suddividere la stagione in 4 periodi di riferimento:
1.    la pre-fioritura ovvero tutto il periodo che intercorre dalla ripresa vegetativa (punte verdi) fino al bottone rosa;
2.    la fioritura che rappresenta la fase più critica;
3.    da allegagione a frutto noce;
4.    dopo la fase di frutto noce la recettività dei frutti diminuisce e con essa la pericolosità della malattia.

I prodotti disponibili
I sali di rame e i prodotti come il metiram, il propineb, la dodina, il ditianon, il fluazinam, il captano (fluazinam e captano distanziarli di circa 20 giorni da eventuali oli minerali), le anilinopirimidine (ciprodinil e pyrimethanil) consigliate in miscela con prodotti a diverso meccanismo d’azione, trovano impiego ad inizio stagione, ovviamente con presenza di vegetazione suscettibile.
Si sottolinea che nel Disciplinare di Difesa Integrata della regione Emilia Romagna è escluso il mancozeb dal melo a causa della frase a rischio (R 63).
Con la fioritura si entra in una fase estremamente delicata per cui è bene cautelarsi, almeno fino a frutto noce, in previsione di piogge, con ditianon, o fluazinam o captano, oppure impiegando le strobilurine (trifloxystrobin e pyraclostrobin) consigliate in miscela con prodotti a diverso meccanismo d’azione.
Sempre in quest’epoca si configura l’utilizzo preventivo della miscela boscalid+pyraclostrobin o della recente s.a. penthiopyrad (famiglia SDHI) ed efficace anche contro oidio.
In tutti i casi, se si dovesse verificare una pioggia infettante su piante non protette da un trattamento preventivo è bene intervenire, il più presto possibile, con IBE (difenconazolo) per sfruttare la sua capacità retroattiva, in miscela sempre con prodotti di copertura (entro al massimo 48-72 ore dalla pioggia).
Dopo la fase di frutto noce, quando cioè i frutti non sono più suscettibili alle infezioni primarie, e con meleto indenne, è possibile interrompere i trattamenti antiticchiolatura. Viceversa, se la malattia è presente più o meno diffusamente occorre cercare di “fermarla”; si può intervenire con due o tre trattamenti a base di dodina+zolfo distanziati di tre-quattro giorni l’uno dall’altro (attenzione ad eventuali fitotossicità varietali). Una volta attuato questo intervento è comunque necessario, specie in previsioni di piogge, mantenere protetta la vegetazione con l’impiego di prodotti di copertura, infatti qualsiasi strategia eradicante non sarà in grado di eliminare tutte le fonti di inoculo.
Anche nel 2014, seppure in misura minore rispetto al 2013, in numerose aziende, si sono verificate infezioni di ticchiolatura con diversi livelli di gravità, specialmente chi non è riuscito a trattare nei tempi e nei modi corretti, visto anche le sfavorevoli condizioni meteorologiche (frequenti piogge).

L’impatto del clima
L’andamento climatico ha sicuramente influenzato il calendario degli interventi, costringendo i frutticoltori a trattamenti ripetuti. A titolo di esempio, in un meleto del bolognese, la strategia di difesa contro la ticchiolatura iniziata in data 15 marzo (fase orecchiette di topo), è stata basata sull’uso preventivo di ditianon (principalmente), di fluazinam e captano, cadenzati in funzione delle piogge infettanti e della persistenza dei fungicidi, e, sull’utilizzo di difenconazolo come curativo. Tale linea, correttamente eseguita e protrattasi fino al termine del potenziale rischio di infezioni primarie (inizio maggio), ha fornito buoni risultati, grazie anche al supporto del modello previsionale.
Il ditianon è diventato in pratica la sostanza attiva di riferimento, da solo o in miscele estemporanee, in tutte le fasi stagionali. Risulta importante però segnalare che, nel disciplinare di difesa integrata 2015 della regione Emilia Romagna, è stata apportata la seguente modifica alle norme tecniche per la difesa della ticchiolatura del melo: il ditianon e il captano, sono limitati al massimo a 12 interventi all’anno per Cvs raccolte prima di Golden (Gala, Red Delicious, ecc.) e a 14 trattamenti all’anno per Cvs raccolte da Golden in poi (Golden, Granny Smith, Pink Lady, Imperatore, Stayman, Fuji, ecc.).
Bisognerà quindi prestare particolare attenzione alla strategia di difesa adottata e al rispetto dei limiti previsti dal Disciplinare allo scopo anche di evitare o ritardare la comparsa di fenomeni di resistenza.

(*) Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli”

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Tempestività d’azione contro la ticchiolatura - Ultima modifica: 2015-03-17T16:00:43+01:00 da Sandra Osti

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