La potatura degli agrumi rappresenta motivo di discussione tra studiosi, tecnici e agrumicoltori, e ha subìto negli anni cambiamenti in relazione soprattutto al contenimento dei costi di produzione. In passato si praticava una potatura che non considerava la fisiologia della pianta, omologandola a quella dell’olivo, mentre ormai è noto che bisogna praticare interventi che soddisfino le esigenze della pianta. Tale pratica è tipica dei paesi agrumicoli che effettuano la potatura annualmente, manualmente e con interventi minuziosi, per favorire il rinnovamento della pianta.
La coltivazione di piante impostate con altezze di circa 3,5-4,0 m non è più proponibile, poichè l’obiettivo è di effettuare tutte le operazioni colturali da terra, evitando l’uso di scale o altre attrezzature, sia per motivi di sicurezza che economici. A ciò si aggiungono motivi fisiologici derivanti da un eccessivo sviluppo in altezza della pianta con ombreggiamento della vegetazione sottostante che, oltre a determinare svuotamenti nelle parti basse della chioma, aumenta il disseccamento interno dei rami per scarsa illuminazione. Pertanto la pianta si fa sviluppare in larghezza raggiungendo altezze massime di 2,5 m, rendendo idonei sesti d’impianto come il 5x5 o il 6x4.
I fattori di base
Gli interventi di potatura dipendono da diversi fattori in particolare da:
- età della pianta;
- clima e terreno;
- specie e cultivar;
- densità di impianto.
Rispetto all’età della pianta possiamo definirla come potatura di formazione, di produzione e di ringiovanimento.
In generale l’epoca più indicata per intervenire è fine inverno inizio primavera, purtroppo, si potrae anche a primavera inoltrata, fino in fioritura, in quanto non sempre è disponibile la manodopera specializzata. Un ritardo lo si potrà considerare solo in quelle zone più soggette a eventuali ritorni di freddo, però se si evitano tagli drastici, anche in queste zone non si verificano danni rilevanti.
In piena produzione bisogna che la pianta produca normalmente tutti gli anni in maniera costante. La fruttificazione negli agrumi avviene principalmente su rami di 1 anno della vegetazione primaverile dell’anno precedente, e gli altri flussi vegetativi hanno una funzione di supporto alla prima vegetazione dell’anno. Nel Clementine, la fruttificazione, si verifica anche su succhioni deboli interni che hanno poca vigoria e che al secondo anno possono differenziare a fiore e quindi produrre. I rami che presentano la maggiore e migliore produzione sono quelli basali (è dimostrato che circa il 40% della produzione avviene fino a 1,3 m di altezza), che opportunamente curvati sono meno vigorosi e di conseguenza sviluppano meglio la fase riproduttiva rispetto alla vegetativa. Nella pratica, purtroppo, c’è la tendenza ad eliminare i succhioni deboli interni, che vanno cimati per favorire l’ulteriore differenziazione a fiore, e i rami bassi (la cosiddetta potatura a gonna), per consentire l’esecuzione delle lavorazioni e limitare il marciume bruno sui frutti.
In termini applicativi si dovrà assicurare una buona ripartizione della linfa con il diradamento dei rami giovani, per consentire migliore arieggiamento e illuminazione, così da favorire anche una fruttificazione all’interno della chioma. I succhioni sviluppatisi durante la stagione estiva si possono cimare, per farli fruttificare, mentre gli apicali e laterali (che hanno minore vigoria) devono essere allevati. Se si effettuano interventi pesante si dovrà procedere all’eliminazione dei succhioni già da giugno, intervento poco dispendioso in termini economici, i basali e i distali dorsali vanno eliminati, mentre i laterali vanno allevati per creare i rami che sostituiranno i produttivi in corso di esaurimento. Si devono lasciare, inoltre, rami fruttiferi all’estremità della pianta eliminando quelli sfruttati, effettuare un diradamento interno per favorire l’illuminazione, evitare un abbassamento notevole della pianta che diminuirebbe il volume della chioma.
Interventi di ringiovanimento
In campi in cui sono presenti piante mal formate o squilibrate o danneggiate da eventi meteorici si pratica la potatura di ringiovanimento. In questa fase la pianta presenta accrescimento stentato, presenza di vegetazione clorotica, produzione alternante: condizioni che attestano la necessità di riequilibrare l’apparato radicale con quello aereo. L’apparato radicale per diversi motivi, fisiologici e parassitari, funziona poco e, pertanto, non riesce a supportare adeguatamente la parte aerea. Per stimolarne il rinnovamento si può praticare la potatura radicale, attraverso attrezzi discissori, che determinano una rottura delle radici anche principali, in modo da sviluppare una serie di nuove radici che consentiranno un rinnovamento della pianta. La chioma deve essere ridotta attraverso anche interventi drastici dirigendo lo sviluppo interno dei succhioni e rami meno vigorosi, in modo da riformare le branche secondarie ed i rami fruttiferi. A questa tecnica vanno fatti seguire interventi fitosanitari per abbattere l’inoculo nel terreno di eventuali patogeni fungini, limitati da una conduzione ottimale dell’irrigazione. In questi casi si può procedere anche a interventi di potatura meccanica. È noto che la potatura è l’operazione colturale che incide in misura maggiore sui costi di produzione degli agrumi. L’impiego di manodopera è strettamente correlato alla specie ed alla varietà, alla cadenza della potatura, all’uso di macchine ed attrezzature agevolatrici. Per la potatura invernale si impiegano indicativamente 10-15 gg/ha, mentre per quella estiva ne sono necessarie 3-4.
La potatura estiva, se effettuata in un solo intervento, richiede un tempo maggiore, con danni alla pianta, rispetto a quando la si effettua in più interventi anticipati. Per ovviare a questi aggravi di costi si è cercato di introdurre attrezzature e macchine per la potatura.
La potatura meccanica ha avuto negli ultimi anni una buona diffusione, cogliendo il duplice obiettivo di gestire nei tempi giusti questa tecnica con un notevole sgravio in termini di costi. Tale tecnica viene praticata in un’agrumicoltura industrializzata dove non è importante la qualità della produzione, in quanto destinata alla trasformazione industriale, e dove non è disponibile manodopera specializzata.
Topping ed hedging
Gli interventi che si praticano sono il topping, che prevede il taglio della parte alta della chioma e l’hedging con cui si esegue il taglio della parte laterale. La scelta dell’intervento va effettuata in base alle condizioni del campo, per cui si potrebbero praticare entrambi i tipi e su entrambi i lati della pianta. Tale intervento è indicato nei casi di campi ormai improduttivi, con molti rami secchi sia all’interno che all’esterno della chioma, che qualora si dovesse procedere manualmente richiederebbe forti investimenti di tempo ed economici.
L’autore è di Alsia, Az. Sperimentale Pantanello, Metaponto (Mt)
L’articolo è tratto da Frutticoltura n. 4/2015