Ormai sembra proprio che nelle aree “storiche” di coltivazione delle drupacee, come il Metapontino della Basilicata, sia necessario convivere con la sharka o vaiolatura, malattia virale indotta dal PPV (Plum Pox Virus).
L’aggressività del ceppo M
La sharka si trasmette sostanzialmente attraverso la moltiplicazione vegetativa di piante infette (materiale di vivaio e innesti) e tramite afidi. Il materiale di propagazione è il mezzo di diffusione del virus più importante su lunga distanza e per questo sono estremamente importanti il controllo e la certificazione del materiale vivaistico. Quando in un’area vengono introdotte delle piante infette, la diffusione in campo a partire da questi focolai è dovuta prevalentemente agli afidi vettori.
Da diversi anni, alla presenza più o meno endemica del ceppo D (Diderot), più virulento su albicocco, si è aggiunta quella del ceppo M (Marcus), particolarmente aggressivo su pesco, che riesce ad infettare molto più efficacemente e rapidamente mediante afidi, rispetto al susino ed all’albicocco. Indicativamente, infatti, nei pescheti infetti dal ceppo M del PPV, se non si interviene con la rimozione delle piante infette, possono essere sufficienti 5-6 anni dall’introduzione del virus (bastano 1-3 alberi infetti) per la sua diffusione a tutti gli alberi dell’impianto. In aree dove la diffusione dell’infezione è bassa, per tentare di contenere o eradicare infezioni del ceppo M in pescheti di pieno campo è necessario eseguire almeno 2-3 controlli visivi durante la stagione vegetativa (fioritura, foglie sviluppate, frutti) e rimuovere tempestivamente le piante sintomatiche.
Monitoraggio in campo
Il controllo della malattia è possibile solo con mezzi preventivi che essenzialmente consistono nell’uso di materiale vivaistico certificato esente da virus e nel monitoraggio scrupoloso dei campi, per la tempestiva individuazione ed eradicazione dei focolai di infezione.
Il monitoraggio del territorio è compito dei Servizi fitosanitari regionali ma è importante che i coltivatori ed i tecnici che li supportano siano consapevoli del grave pericolo che l’infezione di sharka può rappresentare per il patrimonio frutticolo di un intero comprensorio e che esaminino accuratamente e periodicamente le piante al fine di individuare l’eventuale presenza di sintomi su fiori, foglie e frutti.