Gli afidi frequentano le pomacee con grande regolarità. Nel melo la loro presenza, seppur soggetta a fluttuazioni, è da dare per scontata, mentre rimane da verificare di volta in volta la pericolosità che varia in funzione di:
- specie
- periodo della stagione;
- densità di presenza.
Rispetto a quest’ultimo elemento, possiamo distinguere specie pericolose a bassi livelli di infestazione come l’afide grigio del melo (Dysaphis plantaginea) da specie dannose solo ad alti livelli di presenza come l’afide verde del melo (Aphys pomi).
I danni provocati possono comunque essere di notevole entità fino a pregiudicare l’esito complessivo della coltura.
In conseguenza dell’attacco la vegetazione può infatti avere uno sviluppo stentato, tanto più grave in impianti in fase di allevamento, mentre i frutti possono risultare deformati oppure sporchi di melata su cui possono svilupparsi funghi (fumaggini) che rendono il frutto non più commercializzabile.
La pericolosità degli afidi è riconducibile a:
- danni diretti dovuti alla sottrazione di sostanze nutritive e alle deformazioni della vegetazione e dei frutti a causa delle punture di suzione degli afidi;
- danni indiretti legati all’abbondante melata emessa ed alla possibilità di veicolare varie virosi.
Le principali specie che attaccano il melo sono: Aphys pomi (afide verde), Disaphys plantaginea (afide grigio) ed Eriosoma lanigerum (afide lanigero). Tre fitofagi che hanno avuto grande rilievo nella storia della fitoiatria e che mantengono ancora ruoli di primo piano anche se occorre distinguere: l’unico che mantiene la sua pericolosità in tutte le condizioni colturali è l’afide grigio.
Predatori e parassitoidi
Le altre due specie sono invece in genere mantenute a bassi livelli dai trattamenti per l’afide grigio o da una numerosa schiera di avversari naturali, che, se opportunamente salvaguardati da razionali piani di difesa integrata, giocano un ruolo centrale nel controllo delle infestazioni: Coleotteri coccinellidi, Neurotteri crisopidi, Ditteri sirfidi tra i predatori e Imenotteri parassiti in generale. L’afide lanigero in particolare è tenuto a bassi livelli dal suo parassita specifico: l’Imenottero calcidoideo Aphelinus mali.
A caccia di fondatrici
L’afide grigio rappresenta quindi uno dei fitofagi chiave del melo; attacca direttamente i frutticini fino alla fase di frutto noce, deformandoli. Seppur già presente alla rottura gemme, le infestazioni compaiono, con la loro gravità, in fioritura. A cavallo di tale periodo, la sola presenza dell’afide giustifica il ricorso a trattamenti aficidi (pre o post fiorali). Con il raggiungimento della fase di frutto noce l’afide non è più in grado di danneggiare i frutticini. Da qui occorre partire per valutare l’impegno che richiede la difesa del meleto: le infestazioni sono infatti da temere nella prima parte della stagione dalla fioritura fino a tutto il mese di giugno.
Le osservazioni alla ricerca del fitofago vanno iniziate fin dalla ripresa vegetativa per verificare la presenza delle fondatrici, alle volte individuate già sui mazzetti affioranti. Il monitoraggio in campo deve essere accurato perché non sfuggano eventuali focolai la cui estinzione diventerebbe poi molto difficile. L’afide grigio, infatti, protetto all’interno delle foglie deformate e coperto dall’abbondante melata se sottovalutato può dare filo da torcere ai migliori frutticoltori e tecnici.
Si segnala che, generalmente, le varietà di melo che si defogliano precocemente sono meno infestate per la minore deposizione di uova durevoli e che alcune varietà (Florina, Golden Orange, Golden Mira, Primiera) risultano tolleranti all’afide grigio.
La strategia
La strategia di difesa fa perno sulle presenza dell’afide grigio, con opportune varianti in corso d’opera nel caso in cui le altre due specie dovessero crescere a livelli pericolosi.
Il trattamento pre-fiorale, a base di sostanze attive sistemiche, rappresenta la chiave di volta che sostiene l’intero arco della strategia di difesa; mancando ci si espone a gravi rischi che possono portare a dover rincorrere per tutta la stagione lo sviluppo dell’afide grigio e degli altri, senza per altro riuscire ad evitare danni sui frutti. Infatti può essere molto rischioso voler rimandare la difesa dopo la fioritura (nel corso della quale è vietato effettuare trattamenti insetticidi): ci si espone infatti al rischio di trovare elevate presenze di afidi (sviluppati durante la fioritura) di difficile controllo (al riparo nelle foglie accartocciate) e già molto pericoloso in considerazione dei danni che può produrre sui frutticini in fase di allegagione. Risulta importante ricordare che, le nuove normative impongono di utilizzare i prodotti neonicotinoidi (imidacloprid, thiametoxam e clothianidin) solo dopo la fioritura e di effettuare al massimo 1 trattamento all’anno, per evitare tossicità e interferenze con l’attività dei pronubi (api in particolare) in fase di impollinazione.
Nell’ambito di strategie di difesa integrata melo, in pre-fioritura alla comparsa delle fondatrici, si possono utilizzare prodotti a base di flonicamid (al massimo 2 interventi all’anno indipendentemente dall’avversità), fluvalinate (max. 1 intervento all’anno), acetamiprid e azadiractina. In post-fioritura, con infestazioni in atto da caduta petali a frutto noce o in presenza di danni da melata, si possono impiegare imidacloprid, thiametoxam, acetamiprid, clothianidin (neonicotinoidi al massimo 1 intervento all’anno indipendentemente dall’avversità), azadiractina, pirimicarb e spirotetramat (max.1 intervento all’anno, efficace anche nei confronti di cocciniglia).
Inoltre si consiglia di effettuare lo sfalcio delle eventuali infestanti fiorite almeno 48 ore prima dei trattamenti insetticidi.
Le reinfestazioni dell’afide verde
Terminata la primavera è possibile che in piena estate si possa assistere a reinfestazioni di afide verde che è possibile limitare impiegando sali potassici di acidi grassi. L’impiego delle sostanze attive che maggiormente rispettano predatori e parassiti consente poi di sfruttare l’azione di questi organismi utili durante l’estate.
In alternativa, se in presenza di melata, si possono utilizzare anche azadiractina, pirimicarb, flonicamid, acetamiprid e spirotetramat, tenendo sempre presente le limitazioni d’uso previste dal disciplinare di produzione integrata.
Si raccomanda di gestire sempre i prodotti secondo una strategia adeguata di prevenzione della resistenza, che comprende l’utilizzo di insetticidi con diverso meccanismo di azione.
Un caso concreto
Nel 2014 gli afidi non hanno creato particolari difficoltà di controllo nonostante l’obbligo dell’uso dei neonicotinoidi in post-fioritura. Per fare un esempio concreto, in un meleto del bolognese con infestazioni in atto di afide grigio, 2 giorni prima dell’applicazione del prodotto è stato effettuato lo sfalcio delle infestanti fiorite, poi si è intervenuti, in questo caso, il 17 aprile (a completa caduta petali) con imidacloprid. Questo unico trattamento ha controllato efficacemente D. plantaginea e inoltre ha permesso di contenere la presenza dell’afide verde a livelli di non dannosità.
In biologico
Anche in agricoltura biologica la specie che desta maggiori preoccupazioni è l’afide grigio. Per contenere le popolazioni degli afidi è possibile impiegare, in trattamenti pre e post fiorali, azadiractina, piretro e sali potassici di acidi grassi; ma risulta determinante, specie in biologico, sfruttare a pieno le possibilità offerte dall’azione degli organismi utili.
Le risorse per attuare corrette ed efficaci strategie di difesa integrata e biologica agli afidi non mancano e forniscono risultati all’altezza della situazione. Il fattore da non trascurare assolutamente è la tempestività d’azione; in tale modo si potrà contare su risultati ottimali e duraturi.
*Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli”
L'articolo completo di immagini e tabelle è pubblicato su Terra e Vita n. 16/2015