Google scommette sui Big data rurali di Beatrice Toni
Come sarà l’agricoltura fra 10 anni? L’ingresso di Google nel mondo dei big data "rurali" ha l’ambizione di farne un’impresa meno incerta. Perlomeno dal punto di vista agronomico e dell’assistenza tecnica.
Negli Usa la rivoluzione è iniziata. Il mantra è sempre quello: raccogliere una mole enorme di dati senza filtri. Più trasparenza è la promessa. 15 milioni di $ sono stati investiti nella start-up Farmers Business Network (Fbn). Fbn aggrega informazioni sulle aziende agricole (sementi, fertilizzanti, pesticidi), li incrocia e analizza con il meteo, le tecniche colturali, le caratteristiche dei terreni e li mette a disposizione degli agricoltori. Alla modica cifra di 500 $/anno sforna scelte agronomiche migliori per produrre di più riducendo costi e impatto ambientale.
Secondo Google "oggi gli agricoltori non dispongono di informazioni affidabili. Sinora si sono basati su prove universitarie condotte in condizioni di elevato controllo o sui consigli delle società sementiere. E operano in condizioni di profitti risicatissimi, stretti fra prezzi bassi delle materie prime e costi dei mezzi tecnici in salita".
Google è uno dei padroni dell’universo, ma promette scienza aliena da ideologia e tecnica immune da interessi. Se ci liberasse dalla burocrazia e fornisse veri servizi e formazione on line sarebbe già bello (molto).
Il bilancio finale tra costi e benefici sarà sicuramente positivo. Alla voce costi non trascuriamo la privacy. Google disporrà di milioni di informazioni sensibili su milioni di agricoltori tra loro separati. Gli utenti come prodotto: chi li rappresenterà? Domanda arriva fuori tempo?
I 500$ sono pronti di Giuseppe Elias
L’iniziativa di Google è assolutamente interessante. Se ben gestita, potrebbe risolvere il problema atavico dell’isolamento culturale degli agricoltori.
La "cultura" cresce quando c’è la possibilità di condividerne i contenuti. L’attività fatta su grandi superfici tende ad allontanare fisicamente e i dati/informazioni all’interno del mondo agricolo faticano a organizzarsi e qualificarsi.
Ha ragione Google quando sostiene che le informazioni arrivano spesso errate o viziate in quanto chi le produce come università e aziende produttrici di mezzi tecnici per vari motivi peccano di coerenza e affidabilità. Questo avviene anche nello scambio di informazioni tra agricoltori: generate in ambiti molto limitati e spesso con dati non controllati perché soggettivi. Ogni agricoltore sa che la bilancia del proprio vicino è situata più spesso negli occhi che sul piazzale dell’azienda e questo rende difficile fidarsi dei dati che ci si scambia.
È dunque molto importante che qualcuno si prenda la briga di creare uno spazio dove condividere informazioni a un costo accettabile generando dati qualificati da ridistribuire per migliorare e rendersi più efficienti: ce n’è un grande bisogno.
L’augurio è anche che sistemi come questo possano veicolare alle aziende agricole una serie di informazioni derivanti ad esempio da rilevazioni satellitari che, integrate con il big data, potrebbero rendere più oggettive le informazioni stesse con effetti positivi sia economici sia ambientali.
I miei 500 $ sono pronti per il momento in cui il servizio sarà attivo in Italia. La mia azienda ne avrà solo vantaggi.