Per essere più competitive nei mercati esteri - e per stare al passo con i concorrenti stranieri - le cantine italiane giocano la carta della sostenibilità.
Diversi gli obiettivi: adeguarsi alle normative, puntare alla qualità attraverso metodi di produzione alternativi e “naturali”(che magari consentano una riduzione nell’utilizzo dei solfiti), tentare di ridurre i costi di produzione, migliorare la propria immagine verso consumatori sempre più sensibili ai temi ambientali e, infine, cogliere nuove opportunità di business, appunto, in ottica di export.
Le cantine sono dunque spinte a valutare, migliorare e comunicare le proprie prestazioni ambientali e sociali, per attribuire ai prodotti un plusvalore di particolare appeal per i consumatori.
Secondo la definizione dell’ Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) la viticoltura è sostenibile se “...associa contemporaneamente la perennità economica delle strutture e dei territori, l’ottenimento di prodotti di qualità, la esigenze di una viticoltura di precisione, i rischi legati all’ambiente, la sicurezza dei prodotti, la valorizzazione degli aspetti patrimoniali, storici, culturali, ecologici e paesaggistici..”.
Una buona dose d’innovazione
«Impegni – spiega Luca Toninato di Ager, realtà che si occupa di ricerca e consulenza tecnica (www.agercoop.it) – che impongono un alto grado di innovazione : fare viticoltura sostenibile non significa tornare al passato».Così in Italia, negli ultimi anni, alcuni illuminati produttori, sia singolarmente che in forme associate, si sono prodigati per sviluppare conoscenze in questo campo. La sostenibilità è diventata così un’arena di confronto tra protocolli (Tergeo, Magis, Viva, Sustain, ecc.) in costante evoluzione. Terminata la messa a punto, la fase sperimentale, questi progetti si accingono ora ad affrontare la sfida dell’affermazione commerciale: alcuni marchi caratterizzano già etichette di bottiglie in commercio e la certificazione (in dirittura d’arrivo anche per Tergeo) consente di dimostrare che l’atteggiamento green non è solo una “copertura”.
Anche perchè sostenibile è ben più di biologico. Mentre questo si focalizza infatti sul non utilizzo di input di sintesi, la sostenibilità tiene conto di una pluralità di elementi come il bilancio energico e l’utilizzo di fonti rinnovabili come l’energia eolica; la salvaguardia delle fonti idriche; il rispetto dell’equilibrio sociale attraverso un sano rapporto tra l’azienda e i suoi collaboratori o dipendenti; la riduzione dell’emissione di gas serra attraverso il controllo della movimentazione dei materiali; il rispetto del territorio attraverso il contenimento dell’erosione del terreno; la tutela o la creazione di habitat naturale per uccelli e predatori.
Le diverse interpretazioni
Il punto di forza del vino sostenibile risiede secondo Toninato nell’approccio volontario e proattivo che ha coinvolto i produttori nel processo di sviluppo di conoscenza. Il punto debole sta invece .....
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