Forte integrazione di filiera, attenzione alla qualità e alla sostenibilità, investimenti strutturali. Sono i capisaldi della strategia di Mutti, azienda leader di mercato per concentrato, polpa e passata, (29% quota valore in Italia), che oggi guarda al di là dei confini nazionali per espandere il proprio business. Occasione per discutere del futuro dell’impresa e per stilare il bilancio della campagna appena conclusa, è stata la consegna del premio “Pomodorino d’Oro” 2015, riconoscimento che dal 2000 viene consegnato all’agricoltore che si è distinto per la qualità.
«Il premio – ha spiegato Francesco Mutti, ad dell’azienda – assume quest’anno un valore particolare. La raccolta ha infatti registrato una crescita del 22% sul 2014, raggiungendo complessivamente le 280 mila t. Anche la qualità è stata particolarmente soddisfacente: +7,5% di residuo ottico, rosso pieno e ricchezza di fibra e di aroma».
Investimenti - Un risultato atteso come la manna, dopo due annate consecutive sotto tono. «Nel 2013 e 2014 il clima non ci hanno permesso di raggiungere gli obiettivi prefissati. E quando manca la materia prima si fanno buchi di produzione». Tempo a parte, il risultato del 2015 è legato anche ai 13 milioni di investimenti tecnici per ampliare la capacità produttiva. In questo piano di crescita rientra lo “sbarco al Sud”, una scommessa partita due anni fa per sopperire alla richiesta di prodotto e allargare la gamma dell’offerta tradizionale con ciliegini e datterini. «Nel 2013 abbiamo rilevato un piccolo stabilimento nel salernitano. Ad oggi abbiamo investito 7 milioni di euro, nei prossimi tre anni ne abbiamo pianificati altri 20. Attualmente la produzione vale più o meno il 15% del totale. È presto per fare bilanci: al Sud manca una filiera solida e organizzata, forse anche una visione a lungo termine. Ma in questo settore la pazienza ha un suo valore: serviranno almeno 7-8 anni per vedere i primi frutti».
Concorrenza spagnola - Lo sguardo dell’azienda potrebbe però andare anche oltre lo Stivale: l’export continua a correre, bisogna conquistare spazi nel nord Europa, lottando con una concorrenza spagnola sempre più agguerrita, che non si può battere sul prezzo. «Si deve capire che la quantità è importante tanto quanto la qualità. Le nicchie non ci interessano. Stiamo facendo ragionamenti su possibili acquisizioni sul mercato internazionale. Parlo ovviamente dell’ultimo anello della filiera. La produzione sarà sempre 100% italiana».
Pomododoro.net - L’altra grande sfida è incrementare rese e qualità della produzione. Lo scorso anno è partito Pomodoro.net, progetto realizzato insieme a uno spin off dell’Università di Piacenza per monitorare l’attività degli agricoltori. «Il progetto si fonda su un database, all’interno del quale ogni agricoltore dovrà inserire dati sul proprio campo, sui trattamenti, sull’irrigazione. In questo modo è possibile confrontare risultati e tecniche ed ottenere indicazioni per un’agricoltura più efficiente». Attualmente si sta testando il sistema con 5 aziende, ma in 3 anni dovrebbero aderire tutti i conferitori. «Ai nostri agricoltori chiediamo molto, ma diamo anche molto. Paghiamo un 10% in più il prodotto e offriamo incentivi in denaro per migliorare. Siamo convinti che, per ottenere qualità, sia indispensabile far parte di una stessa famiglia».
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