Nella coltivazione della carota la semina è tra le pratiche agronomiche che impatta maggiormente con la resa e la qualità commerciale del prodotto, non fosse altro perché si colloca all’inizio del processo produttivo e non può essere corretta in alcun modo con interventi successivi.
Per la produzione di radici di alta qualità (epidermide liscia, produttività, pezzatura e stato sanitario), la coltura della carota non dovrebbe essere ripetuta troppe volte nella medesima parcella; devono trascorrere 5 anni tra un ciclo colturale e l’altro (minimo 3 anni). Diversamente la pressione parassitaria aumenta. La monocoltura causa uno squilibrio che comporta carenze nutritive e stanchezza del terreno. D’altra parte l’esigenza della coltura di carota in termini di tessitura e struttura del suolo impone rotazioni che permettano il “riposo” del terreno; la rotazione lunga diventerà l’unico modo duraturo per produrre radici di qualità.
Un obiettivo molto importante è quello di posizionare la semente nel terreno in modo da consentire una rapida germinazione (profondità di semina) e di ridurre la competizione tra le piante (spazio tra le piante). Questa è un’operazione delicata, che influisce direttamente sulla produttività, determinando il numero finale di piante/ha. In tutte le situazioni, gli spazi disponibili dovrebbero essere ottimizzati per ogni singola pianta, in modo da ottenere una coltura il più uniforme possibile.
Le tipologie di preparazione della semina sono diverse e si possono schematizzare in tre diversi tipi di coltura: colture a terra per la raccolta manuale; colture con baulatura per suoli pesanti e con profondità di 30-50 cm; colture su prose ideali per la raccolta meccanica e con profondità di 10-20 cm.
La profondità di semina dipende dal suolo, dal clima e dalla capacità d’irrigazione al momento dell’impianto. In suoli limosi il limite di profondità di semina varia da 0,7 a 1 cm, mentre in suoli leggeri, sabbiosi, una profondità da 0,8 a 1,3 cm è ideale per semi nudi o trattati.
Per sementi in pillola la profondità di semina può essere aumentata da 1,2 a 1,5 cm, così da permettere la corretta disintegrazione della pillola; 1,5 cm dovrebbe essere considerata come la massima profondità.
L’irrigazione dopo la semina assicura una buona omogeneità di germinazione delle sementi.
A file multiple o sparse
La distribuzione della semente può essere effettuata a file multiple o sparse.
Nel primo caso si utilizzano seminatrici pneumatiche e l’ottimizzazione della semina si ottiene grazie ad una precisa distribuzione della semente, sia in relazione alla profondità, sia per quanto riguarda la distanza tra i singoli semi; lo stesso elemento della seminatrice seminerà 2 o 3 file. Per la raccolta meccanica la distanza tra le file non deve superare i 14 cm. Si tratta del migliore compromesso per una coltura a terra o su prose.
Con la semina a file sparse la distribuzione della semente avviene su bande di 5-10 cm di larghezza con densità di semina superiori, ma il posizionamento del seme è casuale (rischio di spazi vuoti o di carote sdoppiate). La competizione tra le piante è limitata, le radici risultano meno deformate, ma l’omogeneità della coltura ne risente.
Tre tipologie
Per la Vilmorin il miglioramento genetico e la qualità del seme sono due concetti indissociabili, considerando che il processo di specializzazione della coltivazione prosegue incontrastato e che le esigenze dei produttori sono accresciute. Attraverso il proprio dipartimento “Tecnologia del seme“ la Vilmorin studia e innova processi e metodi per migliorare la qualità del seme a partire dalla fase di produzione, alla lavorazione, al packaging del seme. Ad oggi il risultato di questo lavoro è la proposizione sul mercato di tre tipologie di seme (forme prodotto) tra cui poter scegliere o, per meglio dire, che la società propone nei diversi areali di produzione:
- il seme “formato standard” indicato per le situazioni pedoclimatiche più critiche dove normalmente si impiega una maggior quantità di seme/ha;
- il seme “formato vilseed” indicato per gli areali con caratteristiche pedoclimatiche più vocate alla produzione di carota;
- il seme “formato vilrob” (pillola) per gli areali di cui sopra ma a spiccata specializzazione e, comunque, per le aziende più professionali.
In particolare la forma prodotto Vilrob è oggi il massimo livello di tecnologia applicata al seme: garantisce una perfetta uniformità di emergenza delle giovani plantule, una controllata spaziatura delle stesse. Chi produce sa perfettamente che questi sono i presupposti per massimizzare la resa, uniformare il prodotto e pianificare il tipo di prodotto desiderato (forma e dimensione delle radici).
«Dal 2007, data della loro introduzione – specifica Vincenzo De Amicis, responsabile vendite Nord e Centro Italia – le vendite della mini-pillola in Italia sono quadruplicate e continuano a crescere. In campo i risultati sono stati molto positivi, con la conferma da parte dei produttori dei vantaggi già osservati negli altri Paesi: ottima produttività in campo, calibri omogenei, aumento delle proporzioni di radici di categoria extra».
L’affidabilità di questa tipologia di seme è ulteriormente garantita dal monitoraggio strumentale delle partite di seme commercializzate, per controllare che ogni involucro (pillola) abbia al suo interno un seme per avvicinarsi ulteriormente all’obiettivo: 1 seme = 1 fittone commerciale.