È arrivato un nuovo anno, il 2017. C’è anche un nuovo Governo. Come a ogni inizio, ci si augura un miglioramento rispetto al passato, soprattutto per il nostro settore agricolo.
Dove vedere un futuro migliore per la politica agraria nazionale, con il nuovo anno e con il nuovo Governo?
Partiamo da una priorità. L’agricoltura non ha bisogno di nuove leggi. Ci sono troppe leggi, troppe norme.
Invece bisogna far funzionare l’Italia!
Qual è l’errore dei politici? Quando c’è un problema, cosa fanno? Una legge.
Invece di affrontare il problema, si fa una legge o una norma. Perché fare una legge è facile. Così il politico si autoassolve, si può vantare sui giornali e poi non cambia nulla. Ci sono troppi esempi che dimostrano questo atteggiamento.
Un esempio. Il problema della burocrazia in agricoltura. Cosa fa il politico? Agricoltura 2.0. Un pacchetto di misure sbandierate ai quattro venti, inserite per quattro mesi sulla home page del sito web del Ministero, grande enfasi. Risultati? Per ora nessuno. E la situazione della burocrazia è nettamente peggiorata negli ultimi due anni. Basta parlare con un agricoltore, con un operatore di un Caa o con un agronomo professionista: dice chiaramente che gli ultimi due anni sono stati i peggiori anni della Repubblica Italiana sul fronte della burocrazia agricola. I buoni propositi di semplificazione sono totalmente falliti, la burocrazia è aumentata a dismisura e le procedure che prima funzionavano sono peggiorate. Basti pensare alla domanda Pac, al Pai, all’assegnazione del gasolio agevolato, ai Psr.
Un altro esempio. C’è il caporalato! Cosa fa il politico? Una legge sul caporalato, con tanti autoelogi.
Cosa cambia? Poco. Chi delinque, continua a delinquere. Invece a pagarne le spese sono i tanti imprenditori agricoli onesti, che hanno visto accrescere norme, complicazioni, controlli. La legge sul caporalato introduce alcuni aspetti positivi, ma se si voleva affrontare il problema, le leggi già c’erano. Bastava farle applicare. Il punto è che il caporalato è un fenomeno complesso, com’è complessa tutta la situazione al sud Italia; si affronta con anni di impegno pubblico, formazione, moralizzazione, condivisione, persuasione e controllo. Ma i politici non hanno tempo! Devono andare sui mass media, fare tweet, postare su Facebook, perché a breve ci sono le elezioni.
Allora i politici che fanno? Una legge. La soluzione più facile, la soluzione meno utile.
Un terzo esempio. Dopo due anni di gestazione, il 6 luglio 2016 il Parlamento ha approvato il cosiddetto “Collegato agricolo”.
Contiene alcuni interventi davvero importanti: il riassetto degli enti collegati, tra cui Agea; il riordino degli strumenti di gestione del rischio; la rivisitazione delle norme sulla regolazione dei mercati; il codice agricolo; il ricambio generazionale.
Grande enfasi sui giornali, dichiarazioni esaltanti dei politici. Peccato che gli interventi più rilevanti sono leggi-delega, quindi non immediatamente esecutive, e il Governo dovrà emanare appositi decreti legislativi, che dovranno avere il parere del Parlamento. Se si va alle elezioni, il “Collegato agricolo” è solo carta straccia.
I politici fanno troppe leggi, che poi non si applicano.
Invece i politici dovrebbero rendere efficiente la Pubblica amministrazione, nominando dirigenti capaci, creando procedure snelle ed efficaci, facendo funzionare il Paese, ascoltando gli operatori per capire le problematiche reali, creando condivisione dei problemi, trovando soluzioni innovative, rendendo la vita semplice alle imprese, stimolando gli imprenditori a far crescere l’economia e l’occupazione.
Auguriamo un buon anno a tutto il mondo agricolo e agroalimentare. Auguriamo ai politici un buon nuovo governo, con meno leggi e più concretezza, meno comunicati stampa e più fatti.
Parole Sacre.
Da un operatore Caa , ma anche collaboratore aziendale!
Egregio Prof. Frascarelli, condivido il contenuto del suo articolo ma penso che il peggior difetto di quei politici, che dovrebbero occuparsi di agricoltura, è di non vedere o peggio non voler vedere ciò che veramente accade nel mondo reale attorno a noi fuori dai ristretti “confini nazionali” o europei.
Ho la fortuna di viaggiare all’estero per lavoro e più giro più mi rendo conto delle incredibili opportunità che l’agricoltura Italiana potrebbe cogliere in tanti settori, se solo ci fosse la volontà “politica” di sostenere concretamente nei fatti le aziende Italiane.
Sembra invece prevalere una certa “sufficienza/superiorità” rispetto ai temi dell’agricoltura internazionale e mondiale, per cui il rinchiudersi nel proprio “orticello” ci fa’ sentire più a nostro agio.
Ciò a mio parere non può che cullarci in una pia illusione che il mondo agricolo Italiano sia qualcosa legato più al passato che non al futuro.
Auguriamoci che chi conta a livello politico apra gli occhi e la mente verso il mondo agricolo reale!
Parole sacre!!