Il Mipaaf deve ancora regolamentare il settore degli agrofarmaci non professionali da lungo tempo. Frattanto è stata però condotta un’analisi di mercato che ha analizzato i comportamenti dei rivenditori e degli hobbisti. Questo studio, condotto presso i rivenditori che hanno anche una clientela non professionale, mira ad analizzare proprio gli hobby farmer che, per dimensione e obbiettivi produttivi, sono a metà via tra il settore professionale e non professionale.
È risultato che gli hobby farmer, pur rappresentando il 43% della clientela, rappresentano solo il 18% dei fatturati in fitofarmaci per una rivendita, sebbene generino il 45% del fatturato complessivo della stessa, poiché spendono molto in piante, terricci, fertilizzanti e accessori.
La percezione degli hobby farmer da parte delle rivendite dipende dalla dimensione di queste ultime. Quelle grandi, ovvero con un fatturato che supera i 500 mila Euro, ritengono infatti che non vi sia un’offerta adeguata e che pertanto le spese fatte nel punto vendita non vengano adeguatamente compensate dai vantaggi economici che ricaveranno, mentre i rivenditori più piccoli sembrano riuscire a gestire meglio il cliente e stimano un buon rapporto bilancio/impegno per il cliente.
Professionisti e non acquistano prevalentemente fertilizzanti e solo in secondo luogo i fitofarmaci. Limitatamente ai fitofarmaci si è visto che per entrambe le suddette categorie di clientela i prodotti più richiesti sono insetticidi e fungicidi ai quali seguono in ordine d’importanza gli erbicidi totali, quelli selettivi e i lumachicidi. Si è poi visto che per i non professionali la richiesta di insetticidi supera quella di fungicidi, quando si va a fare un confronto con gli agricoltori professionali.
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