L’anno 2016 ha segnato per l’agricoltura un calo del valore aggiunto del 5,4% a prezzi correnti e dello 0,7% in volume, rispetto all’anno precedente, determinato in buona parte dal crollo delle produzioni olivicole (-44,7% in volume)
L’Istat ha recentemente presentato i dati 2016 sull’andamento dell’economia agricola. Con oltre 30 miliardi di euro correnti l'Italia, nel 2016, è il primo paese Ue28 per livello di valore aggiunto in agricoltura e la performance dei vari comparti pone l'Italia tra i primi tre paesi europei per produzione agricola.
Il crollo del 2016 è attribuito in massima parte alla diminuzione delle produzioni legnose, ulivo in primis, anche se le altre colture come i cereali sono notevolmente aumentate.
In dettaglio nel corso del 2016 il calo più vistoso della produzione del settore agricolo ha riguardato le coltivazioni legnose con meno 8,1% in volume, trascinato essenzialmente dal crollo dalle produzioni olivicole del 44,7%. L’olio italiano, infatti, negli ultimi anni ha subito gli effetti dei ricorrenti fenomeni climatici avversi come siccità, temporali, gelate e problemi fitopatologici come la mosca olearia e la Xylella. Di contro, le produzioni frutticole hanno registrato una crescita del 2,3%, cosi come le foraggere dell’1,0% e le erbacee del 2,3%.
L’andamento negativo della congiuntura agricola nel 2016 è confermato dal calo del 3,4% dei prezzi dei prodotti agricoli venduti mentre i prezzi dei prodotti acquistati segnano una flessione meno marcata pari a circa la metà e cioè dell’1,5%.
È però motivo di fiducia e di speranza il fatto che nonostante l'andamento non positivo del settore agricolo, le Unità di lavoro crescono complessivamente dello 0,9% con un particolare pronunciamento per l'incremento delle unità dipendenti che crescono del 2,3% mentre quelle indipendenti aumentano solo dello 0,3%.
Per quanto riguarda la produzione distintamente per i vari settori, nel 2016 si registra un marcato calo della produzione agricola in volume per le sole coltivazioni legnose (-8,1%) a fronte di una crescita per tutte le altre componenti e cioè 2,3% le coltivazioni erbacee, +1,9% per gli allevamenti zootecnici, +1,5% per le attività di supporto, +1,4% le attività secondarie e +1,0% le produzioni foraggere.
Gli investimenti nel settore agricolo mostrano, nel 2016, un discreto recupero pari al 3,1% dopo il forte calo registrato degli anni precedenti.
A livello territoriale la produzione in agricoltura, silvicoltura e pesca cresce solo al Nord, con un aumento in volume del 3,4% nel Nord-est e dell'1,4% nel Nord-ovest. La flessione più marcata si registra al Sud con -4,6%, seguita dalle Isole con -3,2% e dal Centro con -1,3%.
Il contesto europeo
Il rapporto 2016 dell’Istat propone per la prima volta anche un raffronto tra i vari Stati membri dell’Ue e da tale raffronto emerge che, nonostante tutto, l’Italia è il primo paese dell’Ue per livello di valore aggiunto in agricoltura.
Nel complesso dell’Ue l’indicatore di reddito agricolo scende dello 0,4% con una flessione di produzione dello 0,5%, dei prezzi del 2,8%, del valore aggiunto dell’1,8%, del reddito dei fattori dell’1,0% e dell’Unità di lavoro dell’1,5%.
Il calo dell’indicatore di reddito agricolo riguarda anche altri Stati dell’Ue la graduatoria è guidata dalla Danimarca (-25,1%), seguita dalla Francia (-15,4%), e con l’Italia al terzo posto (-8,3%), seguita a sua volta da Regno Unito (-4,1%) e Grecia (-2,9%). Una crescita si registra, invece, in Romania (+29,1%), Paesi Bassi (+8,0%), Germania (+5,8%) e Spagna (+4,4%).
Dai dati emerge poi come l’ortofrutticolo, il vitivinicolo e l’olivicolo costituiscono i principali settori dell’agricoltura italiana.