C’è chi dice no, c’è chi è a favore e c’è chi tira avanti e decide. L’accordo di libero scambio Canada – Ue continua a dividere.
Favorevoli e contrari
Favorevole Confagricoltura. Nel corso della prima Assemblea nazionale guidata da Massimiliano Giansanti (“Coltiviamo l’Italia”, il 7 luglio presso la sala Petrassi dell’Auditoprium Parco della musica a Roma) il neopresidente ha posto la questione in questi termini: «Siamo di fronte ad un bivio – ha detto- le nostre imprese devono scegliere tra la strada del protezionismo e del declino, oppure essere globali con un’agricoltura vincente, che sappia valorizzare il proprio territorio e che vuole raccogliere le nuove sfide del futuro».
Una posizione forte che però non è bastata per spegnere il fuoco acceso da Coldiretti con la contestazione del 4 luglio. Così, proprio mentre all’auditorium della musica prendeva la parola il ministro Maurizio Martina, fioccavano le adesioni alla protesta contro il Ceta da parte di: il Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Toscano Igp, quello Salame d’oca di Mortara Igp, la Nocciola Piemonte Igp, del Salame di Varzi Dop, il Fagiolo di Cuneo Igp, l’insalata di Lusia Igp, gli Enti locali della Val d’Aosta, le Dop del Pecorino crotonese e della ricotta affumicata crotonese e dei vini marchigiani (Imt).
Federdoc e Aicig (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) hanno invece confermato il loro appoggio all’accordo commerciale ed economico globale con il Canada. Uno scontro totale che spacca in due la filiera della tipicità e che, secondo il ministro Martina, rischia di vanificare il lavoro compiuto finora e mette in discussione anche gli accordi commerciali che si stanno delineando, quello con il Giappone ad esempio.
Sulla faglia della globalizzazione
«Continuo a pensare – ha spiegato il Ministro alla platea degli associati a Confagricoltura- che non ci possa essere futuro per il nostro Paese se si persegue la strada del protezionismo estremo, del ripiegamento in sè stessi: lo pensavo 30 anni fa e, a maggiore ragione, lo continuo a pensare anche oggi».
Secondo Martina l’accordo è, ovviamente perfettibile, ma consente di introdurre meccanismi di protezione e promozione in contesti come quello canadese dove finora i nostri prodotti tipici faticavano a entrare, assediati da un ricorso massiccio a surrogati e all’italian sounding. «Abbiamo l’obbligo di provarci: per imporre il nostro modello agroalimentare, consolidare la nostra competività e difendere le nostre chance di export».
È compito della politica proporre sistemi e soluzioni: «ogni scelta nasconde dei rischi, ma l’attendismo non paga, sarebbe antistorico: l’Italia è oggi attraversata da una delle più profonde faglie della globalizzazione e questo porta opportunità, ma anche grandi rischi».
Riso da difendere
I prossimi mesi saranno determinanti per affrontare queste sfide: già lunedì 17 luglio, data di convocazione del prossimo Consiglio agricolo europeo. All’ordine del giorno vi sarà anche la questione calda delle quote a dazio zero riconosciute al riso di Myanmar e degli altri Paesi del sud est asiatico. «Prima la pasta e il latte, ora il riso: il nostro obiettivo è quello di dare la giusta importanza alle misure di cooperazione internazionale, senza però che creino tensioni nel mondo della tipicità».
Poi il 14 e il 15 ottobre Maurizio Martina guiderà in casa, a Bergamo, il G7 dell’agricoltura con l’obiettivo di individuare una visione strategica che metta il Mediterraneo al centro della sfida della globalizzazione.
Notti insonni per Agea
Prima però occorre fare chiarezza “in casa” su alcune partite decisive. Quella di Agea ad esempio (“una questione che non mi fa dormire”- ha confessato il ministro). Entro fine luglio saranno chiari i confini entro cui si muoverà la riforma dell’agenzia per le erogazioni in agricoltura.
«La nostra azione politica – ha spiegato – devo poggiarsi su due poli: protezione e promozione. In questi anni abbiamo condiviso con tutte le associazioni – ha riferito Martina nel suo intervento - un percorso pieno di soddisfazioni, anche grazie al cambio di passo dell’Expo, ma c’è ancora molto da fare per la competitività delle nostre produzioni. L’obiettivo è quello di disegnare un nuovo modello per l’agricoltura itaoliana e di tutto il Mediterraneo».
Ovvero l’area geografica dove si avvertono con maggiore intensità gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici. «È difficile non accorgersi del legame che c’è tra cambiamento climatico, competitività in agricoltura e il nodo purtroppo ancora irrisolto della gestione del rischio in agricoltura (che siano gelate o diminuzione reddito per volatilità prezzi)». Secondo Martina serve un cambio strutturale di strategia e una delle strade che si stanno tracciando è quella di un’estensione della buona pratica dell’ocm anche ad altri ambiti, ad esempio alla copertura assicurativa.
Rilancio sul premio qualità grano duro
Poi ci sono le partite di filiera: per il piano di sostegno alla filiera zootecnia, in particolare per quella del latte, le adesioni hanno superato quota 6mila. E per il grano duro Martina ha annunciato il rilancio del premio qualità: c’è infatti la possibilità di raddoppiare l’entità del premio, portandolo da 100 a 200 €/ha per le aziende che aderiranno e si farannno promotrici di contratti di filiera. Il piano sta funzionando: oggi percepiscon il premio 70mila ha su una quota massima preventivata di 100mila e c’è la possibilità diandare avanti: i bandi per i nuovi accordi di fileira sono aperti fino al 3 novembre. «È segno che quando si azzecca lo strumento giusto, la politica riesce a sostenere anche gli intere economici di interi settori».