La scelta varietale rappresenta la tecnica cruciale per la sostenibilità agronomica dell’olivicoltura superintensiva e la nuova varietà Lecciana sembra essere la soluzione. Questa nuova cultivar, figlia di Leccino e di Arbosana, è stata presentata al pubblico nel corso della XIII edizione delle Giornate Dimostrative di Raccolta in continuo delle olive, che quest’anno per l’occasione ha ospitato il convegno nazionale Extra, a Borgo Incoronata (Fg) il 15 novembre scorso. Gli inventori della privativa vegetale sono Salvatore Camposeo e Gaetano Alessandro Vivaldi dell’Università di Bari e Marisa Cunill Canal di Agromillora Research.
Le problematiche del superintensivo
L’oliveto superintensivo (SHD) è caratterizzato da due elementi fondamentali: la parete produttiva continua e la ridotta dimensione degli alberi. Solo entrambi, infatti, permettono la efficiente raccolta meccanica in continuo con scavallatrice, di 2 ore per ettaro con due soli operai. Le altissime densità di impianto, superiori a 1.200 alberi per ettaro, sono una caratteristica conseguente le prime due.
Le problematiche legate alla meccanizzazione della potatura di produzione dell’oliveto superintensivo sono generate dalla necessità di soddisfare due esigenze conflittuali: restringere le dimensioni trasversali della chioma (altezza e larghezza) entro i limiti spaziali compatibili con le dimensioni del tunnel di raccolta e contemporaneamente conservare le branchette produttive, che invece ordinariamente sono quelle più esterne. La risposta varietale alla potatura, quindi, è il vero argomento cruciale, anche perché, una volta introdotta la raccoglitrice in continuo, la potatura diventa l’operazione colturale più dispendiosa, potendo assorbire da sola anche la metà dei costi totali di produzione. Conseguenza: le varietà di olivo adatte ad essere coltivate secondo il sistema colturale superintensivo devono possedere precisi requisiti, produttivi e vegetativi: innanzitutto, precoce entrata in produzione e produttività costante. In generale, questi requisiti sono tipici delle varietà a bassa vigoria, che purtroppo sembrano non essere sopravvissute nell’odierno ricchissimo panorama elaiografico italiano, almeno tra le cultivar più note e diffuse finora studiate.
Le caratteristiche agronomiche e produttive
Lecciana® è il primo genotipo di origine italiana adatto per la coltivazione dell’olivo in impianti SHD che possiede i parametri sia produttivi che vegetativi rispondenti al modello richiesto.
- entrata in produzione precoce, al 3° anno;
- vigoria medio-bassa, simile ad Arbequina;
- portamento eretto e chioma di buona densità;
- ginosterilità bassa (4%);
- allegagione alta (5%);
- pezzatura dei frutti buona, superiore a 3 g;
- produttività per albero elevata, come Arbequina;
- danni ai frutti da raccolta meccanica bassi, inferiori ad Arbosana;
- danni ai rami limitati, inferiori a Oliana, simili ad Arbosana;
- sensibilità alla mosca medio-bassa, come Arbosana.
- Lecciana® è risultata, al test di campo, autoincompatibile; gli impollinatori sono gli stessi di Leccino, essendo Arbosana autofertile. Inoltre, essa ha presentato ottima resistenza alle gelate.
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L’epoca di raccolta ottimale è quella corrispondente al 50% dell’epicarpo invaiato (indice di pigmentazione 2). Ciò cade negli areali pugliesi tra la seconda decade di novembre e la prima di dicembre. In questa fase di maturazione i frutti posseggono: buona consistenza della polpa (intorno a 4 N), che riduce i danni da raccolta meccanica; pezzatura di circa 3,5 g ed indice di caduta inferiori a 2 N/g, che consentono alte efficienze di raccolta meccanica.
- rese in olio comprese tra 12% e 15%;
- L’olio possiede ottime caratteristiche chimiche e sensoriali. In particolare, l’acidità è intorno a 0,3% e le mediane del fruttato, dell’amaro e del piccante sono alte (poco oltre 4,0)
Il sistema superintensivo rende le piante molto delicate, in italia non vanno bene. Chi diffonde queste varietà e questi sistemi di allevamento deve sostenere ricerche per evitare tutti gli inconvenienti di questa tecnica, altrimenti si rischia solo di truffare i poveri agricoltori italiani