Aumentare le dimensioni e costituire alleanze con imprese italiane e straniere che siano cooperative o private. Il messaggio del presidente della Legacoop, Giovanni Luppi è chiaro su quello che il sistema agroalimentare italiano dovrebbe fare per restare competitivo sui mercati internazionali. In occasione di un seminario sull’internazionalizzazione, promosso dalla centrale cooperativa, sono emersi i “nodi” alla base dell’insufficiente propensione all’export delle imprese italiane: l’eccessiva polverizzazione, la mancanza di alleanze e l’assenza della distribuzione italiana all’estero, fatta salva l’esperienza di Conad che con la cooperativa Coopernic ha concentrato l’offerta e veicola made in Italy con il partner francese E.Leclerc e gli svizzeri di Coop Suisse.
Inoltre, secondo i dati presentati, le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani coprono una quota che sfiora il 5% del mercato mondiale, per un valore di 25 miliardi di euro. Mentre il fake Italy e l’Italian sounding, cioè i prodotti che imitano o falsificano quelli italiani, valgono 56 miliardi di euro, quindi c’è spazio per ampliare la presenza dell’agroalimentare realmente italiano.
Nel ranking delle esportazioni mondiali, l’Italia occupa il sesto posto ed è leader nel segmento delle conserve di pomodoro e sta crescendo in altri comparti come quello dell’olio, dei vini, degli spumanti e della salumeria, dove oggi occupa il secondo posto.
I principali mercati di destinazione sono: Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia ma i Paesi cosiddetti ‘bric’ (Brasile, Russia, India e Cina), stanno accaparrandosi quote significative di produzioni, con tassi di crescita a 2 cifre.
Sono diverse le cooperative e i consorzi aderenti a Legacoop Agrolimentare a vantare una robusta presenza all’estero: dal Gruppo italiano vini, che ricava dalle esportazioni il 70% del proprio fatturato di 300mln di euro, ad Apofruit (200mln di fatturato, il 45% dalle esportazioni) a Grandi Salumifici Italiani che vende all’estero per un valore di circa 70mln di euro con un’importante finestra aperta sul mercato cinese dove ha realizzato una joint venture e produce «con materia prima cinese una linea di salumi simile a quella italiana» ha spiegato Luppi. Il ritorno economico «è ancora poca cosa, circa il 2-3% del fatturato, ma restiamo in quel Paese perché crediamo che il mercato possa premiarci».
Nel processo di internazionalizzazione, secondo Luppi, «le imprese devono fare la loro parte e il governo deve sostenerle e accompagnarle con maggiore efficacia. All’estero ci si va come sistema paese non solo come singole imprese».
Luppi si è anche detto d’accordo con la proposta fatta da Francesco Pugliese, direttore generale di Conad, al seminario della Legacoop: una struttura consortile che raggruppi produzione e distribuzione, sostenuta anche dalle istituzioni, che proponga l’agroalimentare made in Italy a livello internazionale. Conad, che nel 2009 ha visto crescere l’export del 15%, con un giro d’affari di 30 milioni di euro, ha realizzato una linea di 20 prodotti di qualità dedicata ai mercati europei.
In allegato le diapositive del seminario in formato pdf: queste diapositive sono frutto della ricerca commissionata da Legacoop Agroalimentare a SCS Consulting in occasione del seminario dedicato alle sfide dell'internazionalizzazione svoltosi il 17 febbraio a Roma.