Sono 35 le grandi opere idriche incompiute nel nostro Paese, costate finora 650 milioni di euro e bisognose di altri 776 milioni di euro di investimenti per essere ultimate.
«Dobbiamo mettere fine a una brutta pagina del nostro Paese. Le opere incompiute rappresentano una vicenda sgradevole e ingiusta che va chiusa in una direzione o nell’altra, o le finiamo o le abbandoniamo definitivamente» ha dichiarato Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (l’associazione nazionale dei 151 consorzi di bonifica e irrigazione), in occasione della presentazione dell’ottavo rapporto "Manutenzione Italia" avvenuto nella sede della Presidenza del Consiglio dei ministri a Roma il 16 ottobre.
Vincenzi ha poi specificato che l’Anbi è pronta a fare la propria parte «Queste opere hanno creato un danno enorme al nostro Paese. Dobbiamo voltare pagina: denunciando la situazione, mostrando dove sono le responsabilità e agendo fattivamente. Risolvere la questione delle opere incompiute è una battaglia di civiltà per l’Italia».
Il report Anbi mostra che le regioni che hanno il maggior numero di opere incompiute idriche sono la Campania e la Calabria, 7 a testa. Una situazione critica, specialmente al Sud del Paese.
«Le opere incompiute sono un grande tema che ha bisogno di un’unica regia per essere risolto - ha affermato Erasmo D’Angelis, segretario generale Autorità Distretto Tevere - . Serve semplificazione legislativa e una forte regia nazionale collegata ai territori».
Secondo il Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico redatto dall’Anbi, per migliorare significativamente la sicurezza del territorio italiano da allagamenti, alluvioni e frane, servono 3.709 interventi per un importo complessivo di quasi 8 miliardi di euro, finanziabili con mutui quindicennali.
«L’attuazione del Piano da noi presentato – commenta Vincenzi – ridurrebbe progressivamente le conseguenze di sciagure di origine naturale, la cui violenza è accentuata dai cambiamenti climatici in atto e che annualmente costano circa 2 miliardi e mezzo per riparare i danni. Inoltre, darebbe vita a circa 50mila nuovi posti di lavoro. Per questo, siamo orgogliosi di affermare che le progettualità messe in campo dai Consorzi di bonifica e di irrigazione sono un importante asset per la crescita del Paese».