I cambiamenti climatici con l’aumento delle temperature e la diffusione di nuovi parassiti stanno mettendo a rischio salute e sopravvivenza delle api, con effetti drammatici sulla sicurezza e produzione alimentare globale. Dal ruolo essenziale degli impollinatori dipende il 70% della produzione agricola mondiale, oggi a rischio.
Questo, l’allarme lanciato all’assemblea nazionale de La Spesa in Campagna, l’associazione per la vendita diretta di Cia, durante il convegno romano “Api, agricoltura e cambiamenti climatici. Come cambia la spesa delle famiglie italiane”.
Scomparsi 200mila alveari in Italia
Negli ultimi cinque anni, rende noto l’associazione, sono scomparsi già 10 milioni di alveari nel mondo, quasi 2 milioni l’anno, oltre 200mila solo in Italia.
«Se non si interviene subito e in maniera integrata presto le varietà di miele, così come ortaggi e frutta, saranno sempre più scarse, o non disponibili, specialmente nei mercati contadini dove gli agricoltori portano ogni giorno tipicità e biodiversità - ha spiegato il presidente nazionale de la Spesa in Campagna Matteo Antonelli -. Bisognerà comprare a prezzi più alti per avere prodotti di qualità e stare sempre più attenti alla provenienza».
In questo quadro di criticità, sottolinea l’associazione, all’apicoltura deve essere riconosciuta la funzione fondamentale di base del sistema agricolo, considerato che dal servizio di impollinazione di questi insetti provengono oltre al miele, 90 delle 115 principali coltivazioni mondiali oltre ai foraggi per gli allevamenti.
Il riscaldamento globale, inoltre, facilita la proliferazione dei cosiddetti parassiti dell’alveare, dalla Varroa alla Vespa Vellutina all’Aethina tumida, micidiali per le nostre api, con effetti negativi sulla capacità produttiva e riproduttiva.
Miele, produzione: nel 2019 persi 73 milioni di euro
Tutti questi fattori hanno determinato, solo nel 2019, una contrazione del 41% della produzione nazionale di miele di acacia e agrumi, causando una perdita in termini economici di circa 73 milioni di euro. A rallentare questo trend non sono stati sufficienti nemmeno gli sforzi degli oltre 50mila apicoltori italiani che curano 1,1 milione di alveari sparsi nelle campagne nostrane che, per salvare le api, hanno incrementato la nutrizione artificiale delle stesse con sciroppo di zucchero e canditi proteici. «Senza il prezioso intervento degli apicoltori - ha specificato Antonelli- le api, oggi, morirebbero tutte di fame. Se non si invertirà questa tendenza, sarà inevitabile che alcune varietà di miele tipiche diventeranno sempre più scarse».
Api, lo studio dell'Università di Milano
Una ricerca dell’Università di Milano sulla correlazione tra fenomeni climatici e ambientali e moria delle api ipotizza che, in assenza di interventi, la produzione di miele potrebbe addirittura scomparire da qui a 100 anni.
Scanavino «Servono misure che tutelino lo sviluppo dell'apicoltura e interventi sul sistema fiscale»
Per evitare la scomparsa delle api «è fondamentale promuovere misure che favoriscano e tutelino lo sviluppo dell’apicoltura - ha detto il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino -. Innanzitutto, occorre sostenere i piccoli apicoltori: il cittadino che compra il miele al mercato contadino aiuta gli apicoltori e, con loro, difende la biodiversità e l’economia del Paese».
Alle istituzioni, ha aggiunto Scanavino «chiediamo di intervenire sul sistema fiscale, prevedendo un’aliquota Iva agricola anche per servizi di impollinazione, pappa reale e polline; di introdurre adeguate misure di sostegno assicurativo contro le calamità naturali; di valorizzare l’apicoltura attraverso incentivi per i produttori agricoli da inquadrare nell’ambito dei Psr».