Un Nobel giovane e tutto al femminile. La notizia che l’Accademia reale di Svezia ha attribuito il premio per la chimica a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, le scopritrici del complesso Crispr/Cas9, apre nuove speranze per lo sdoganamento anche in Europa delle Tea, tecnologie di evoluzione assistita (ex-Nbt). In Europa il dibattito sulle evoluzioni delle biotecnologie è sempre acceso.
L’Italia deve investire in ricerca: ne è convinta Veronica Barbati. Dal confronto con i giovani italiani, nei nostri Villaggi Coldiretti, la maggiore necessità emersa è questa. «Serve un piano mirato di investimenti in R&S per sviluppare soluzioni a misura della nostra agricoltura».
Orizzonti più larghi per la nostra agricoltura
L’Italia è pronta per un futuro di varietà ottenute con queste tecniche?
Lo chiediamo a chi ha come missione professionale proprio l’allargamento dell’orizzonte futuro della nostra agricoltura, Veronica Barbati, delegata nazionale di Coldiretti Giovani impresa.
Siamo convinti – risponde – che l’innovazione in senso lato, sicuramente l’agricoltura di precisione, sia indispensabile per rendere sempre più sostenibile l’agricoltura del futuro, per accompagnare gli agricoltori nelle sfide poste dal cambiamento climatico e dall’insorgenza di nuove malattie delle piante, spesso introdotte in Europa tramite flussi commerciali con Paesi terzi.
Rispetto alle Nbt, tuttavia, considerato un quadro europeo in evoluzione e un giusto principio di precauzione, è necessario proseguire nell’attuale dibattito per poter cogliere compiutamente le nuove opportunità che ne deriverebbero. È dunque opportuno arrivare in un quadro di massima sicurezza e nel rispetto delle informazioni al consumatore a una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie che oggi non trovano un adeguato indirizzo a livello normativo comunitario, essendo al momento equiparati agli Ogm.
Un green Deal su misura dell’Italia
L’agricoltura deve cambiare. Lo vuole un’Europa che, attraverso le strategie Farm to fork e Biodiversity, punta a un modello produttivo più sostenibile. Questo cambiamento passa dalle nuove tecnologie?
Il punto, credo, sia da tenere non tanto sul cambiamento in senso stretto ma sulle potenzialità che possiamo fare esplodere come Paese e come Regione. Sappiamo che possiamo fare di più e meglio e che la sostenibilità, concepita come un unicum nelle tre dimensioni economica, sociale ed ambientale, è un imperativo.
La riduzione della chimica è certamente un obiettivo comune importante. Siamo al varco di un grande cambiamento grazie al New Green Deal, che però va rivisto nella parte in cui fissa rigidi target, da relativizzare, rispetto alle condizioni di partenza dei singoli Stati membri. L’agricoltura italiana, secondo i dati Istat dello scorso maggio, si distingue per una spiccata propensione alla multifunzionalità, garantisce il più alto valor aggiunto nel 2019 e risulta la meno sussidiata tra i principali Paesi europei. I giovani agricoltori devono però avere a disposizione gli strumenti che consentano loro di abbracciare il cambiamento, di disegnarlo e realizzarlo. Pertanto le risorse per accompagnare i processi e investimenti in ricerca e sviluppo sono fondamentali.
L’Ue punta al dimezzamento dell’utilizzo della chimica e allo sviluppo dell’agricoltura bio in 10 anni. In cambio promette lo sviluppo delle Tecnologie di evoluzione assistita (Tea), ma occorre tempo. Il futuro può attendere?
I tempi europei sono molto dilatati per la ricerca di un equilibrio tra i diversi Stati membri. Il tema è affrontare in maniera scientifica lo sviluppo delle nuove tecniche genomiche di selezione varietale, mantenendo sempre come obiettivo la difesa del modello produttivo europeo fatto di distintività, qualità e biodiversità. È necessario ancorare ogni valutazione al principio di precauzione, esaminando caso per caso l’impatto ambientale, economico e sociale dell’utilizzo di ciascuna tecnica. Come giovani di Coldiretti siamo fermamente convinti che Il futuro vada sempre anticipato e il cambiamento accompagnato senza però cadere nell’avventatezza di scelte poco ponderate.
Articolo pubblicato sulla rubrica Osservatorio Giovani di Terra e Vita
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Garantire la trasparenza
Le tecnologie di evoluzione assistita sono oggi sostanzialmente cisgenesi e genome editing. Andranno trattate entrambe allo stesso modo dal punto di vista giuridico? E dal punto di vista della etichettatura?
Coldiretti è da sempre contro gli Ogm in quanto modello produttivo che porta all’omologazione e poco valorizza la biodiversità. Una scelta lungimirante, se si pensa che solo 2 paesi Ue su 28 li coltivano con un ulteriore calo dell’8% della superficie coltivata a ogm nell’ultimo anno.
Puntare sulla ricerca scientifica, dunque, per stabilire regole chiare e consentire agli agricoltori di valutare le opportunità sostenibili che derivano dalle innovazioni genetiche, fermo restando la necessità di continuare ad applicare le regole in materia di autorizzazione nell’impiego degli Ogm con l’intervento dell’Autorità europea nel rispetto della sicurezza alimentare, della trasparenza informativa e il diritto di partecipazione dei cittadini. Quando avremo un quadro chiaro rispetto a questi temi potremo cominciare a discutere di etichettatura, che comunque resta sempre strumento cardine per garantire la trasparenza
Più produttività, più qualità, più sostenibilità: sono le promesse delle Tea. Su quali colture dovrebbe concentrarsi la ricerca italiana?
Considerando la biodiversità un valore, la risposta è tutte. Va perseguita una nuova genetica “green” capace di sostenere l’agricoltura nazionale, difendere il patrimonio di biodiversità agraria presente in Italia dai cambiamenti climatici
L’accordo con Siga
Oltre a produttività, qualità sostenibilità è possibile ottenere con le Tea la salvaguardia della tipicità, diventando una chiave di apprezzamento e di valorizzazione?
Questo è il presupposto che ci siamo dati attraverso l’accordo con SIGA (Società italiana di genetica Agraria). La nostra capacità di essere distintivi ci ha resi forti, penso alla rete di Campagna Amica, che oggi tra le maggiori reti distributive del paese. Diversamente non avrebbe senso innescare un cambiamento.
Le maggiori associazioni agricole italiane si sono espresse a favore delle Tea. Rimane l’ostilità del mondo del biologico e dell’ambientalismo. Si rischia l’ennesima battaglia?
Credo che ogni cosa vada disegnata e costruita nel modo giusto, evitando di commettere gli errori che hanno contrassegnato la diffusione degli Ogm, per esempio proponendo di lavorare in maniera partecipata, perché la partecipazione è garanzia per tutti gli attori che a qualsiasi titolo intervengano. Nell’accordo SIGA-Coldiretti, siglato lo scorso giugno, si chiede la partecipazione degli ambientalisti e dei consumatori. Dovremo poi essere in grado di comunicare in maniera corretta e trasparente gli obiettivi che ci diamo.
L’Ue vuole aumentare la disponibilità sul mercato dei prodotti biologici. Riteniamo che questo obiettivo sia ambizioso e condivisibile, a patto che siano preservate le regole che rendono questi prodotti un valore aggiunto per alcuni settori produttivi, garantendone il rispetto attraverso sistemi di controllo rigorosi, in modo particolare per le importazioni dai paesi terzi che adottano metodi di produzione biologica riconosciuti dall’Ue.
Obiettivo competitività
Le Tea sono tecnologie relativamente poco costose, ma In Europa gli alti costi di registrazione rendono ardua la possibilità di arrivare sul mercato. Come si può conciliare il principio di precauzione che pervade la normativa Ue con la necessità di abbassare i costi di produzione in agricoltura?
Noi siamo prima di tutto produttori di cibo, alimentiamo i cittadini, il principio di precauzione per tanto è giusto e necessario. Abbiamo indubbiamente la necessità di ridurre gli input, ed abbassare i costi di produzione, ma questo non può prescindere dall’esigenza di tutela della salute dei consumatori. Serve una maggiore integrazione tra tradizione, innovazione scientifica e tecnologica per preservare la competitività delle imprese agricole italiane. Oltre che una azione finalmente più decisa rispetto a trattati commerciali che lasciano aperte le porte a troppe distorsioni, a danno di consumatori e produttori e in definitiva dell’economia interna.
Di recente una risoluzione della Commissione Agricoltura del Senato ha richiesto al Governo di impegnarsi per l’avvio della sperimentazione in campo di queste nuove tecnologie, è d’accordo?
Se condotte in un quadro legislativo chiaro le Tecnologie di evoluzione assistita possono rappresentare una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca, con l’obiettivo del rispetto e della difesa del patrimonio di biodiversità agraria nazionale e della distintività delle nostre campagne, senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti.
La missione degli Oscar Green
Coldiretti Giovani Impresa è il movimento giovanile di Coldiretti a cui aderiscono più di 70mila giovani agricoltori. Rappresenta «la forza giovane che crede nelle proprie tradizioni e investe in un modello di agricoltura distintivo, innovativo che, partendo dalla valorizzazione delle sue eccellenze, si proietta alla conquista dei mercati mondiali».
Per Veronica Barbati, al vertice del movimento da gennaio 2019, «essere un giovane imprenditore di Coldiretti significa mettere la propria passione a difesa del vero Made in Italy, promuovendo i principi di trasparenza e tracciabilità dei prodotti, della salvaguardia del territorio, della sua biodiversità e della salute dei consumatori». Da quattordici anni il movimento organizza Oscar Green, il concorso che premia idee e progetti che sappiano coniugare tradizione dei territori con l’innovazione, rispondendo ai nuovi bisogni delle comunità e alle sfide di sviluppo sostenibile. «Siamo convinti che l’innovazione, estesa a tutta la filiera, sia il motore di un’agricoltura al passo con i tempi».