Il mal dell’esca è un complesso di malattie del legno della vite determinato dalla sovrapposizione, o in alcuni casi, dalla successione di una tracheomicosi (cioè la colonizzazione fungina dei vasi linfatici) e di una carie.
Nel primo caso, agenti causali sono principalmente Phaemoniella clamidospora e Phaeoacremonium aleophylum, Eutypa lata e, in minor misura Botryosphaeria spp., mentre il principale agente di carie risulta essere Fomitiporia mediterranea.
In Italia la malattia è diffusa in tutte le aree viticole, ma l’incidenza varia enormemente in funzione dell’età dell’impianto, anche se il trend è in continua crescita.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Sindrome cronica e acuta
Gli agenti patogeni possono contaminare le grandi ferite di potatura che rimangono aperte per un periodo piuttosto lungo (fino a 4-5 mesi). Le spore penetrano lentamente nel legno causando le prime infezioni. Il sintomo del mal dell’esca è dovuto all’emissione di fitotossine che vengono veicolate vascolarmente all’interno della pianta e che la inducono a reagire modificando il proprio metabolismo e portando alla manifestazione dei sintomi.
La malattia può presentare una sindrome cronica e una acuta. Nella sua fase cronica la malattia porta a un progressivo disseccamento dei tralci che all’esterno si manifestano con alterazioni delle foglie e lesioni a tronco e branche.
Sulle foglie i sintomi appaiono con aree clorotiche, prima piccole e isolate, che col tempo tendono a confluire formando ampie aree dapprima giallastre e successivamente bruno-rossastre. Le nervature centrali e i tessuti intorno rimangono invece verdi conferendole il classico aspetto “tigrato”.
Successivamente i tessuti necrotizzano, disseccandosi e portando a una prematura caduta delle foglie nella stagione estiva. Sui tralci colpiti da mal dell’esca, le gemme tendono a germogliare in ritardo, e progressivamente avvizziscono e disseccano. Sul legno, inizialmente compaiono delle venature nerastre longitudinali che, in sezione appaiono come punteggiature o aree nerastre. La fase successiva, nel caso di infezione di Fomitiporia mediterranea è la comparsa della classica carie bianca.
Sezionando il fusto longitudinalmente e trasversalmente, il tessuto legnoso appare friabile, spugnoso e di colore giallastro. Sui grappoli, gli acini tendono ad avvizzire, si raggrinziscono mummificandosi oppure si spaccano aprendo la via ad altri marciumi o insetti.
Nella sua fase acuta, che in genere porta alla morte repentina della pianta, il mal dell’esca si manifesta, già all’inizio dell’estate, con disseccamenti improvvisi di tutto l’apparato vegetativo o parte di questo, e l’appassimento dei grappoli che rimangono appesi ai tralci. In genere la fase acuta, che è favorita da estati siccitose, avviene quando le piante hanno già manifestato, negli anni precedenti, i sintomi tipici della fase cronica.
I taglia di potatura
La prevenzione è essenziale in quanto il risanamento della pianta, al momento è difficile da ottenere.
In vivaio, il trattamento delle barbatelle per immersione a 50 °C per circa 30 minuti, è fondamentale per devitalizzare gli agenti patogeni, anche se non risulta sempre risolutivo.
In vigneto, sulle piante colpite, è sempre buona norma segnare le piante infette nel corso dell’estate per effettuare l’asportazione della parte del tronco interessata dalla carie e allevarle nuovamente a partire dal nuovo tralcio.
Buoni risultati di contenimento e diffusione del mal dell’esca si ottengono mediante l’utilizzo di agrofarmaci a base di ceppi diverse specie di Trichoderma spp. ad azione antagonista. La sua applicazione, soprattutto a partire dai vigneti più giovani, alla potatura e/o comunque non oltre il momento del “pianto” della vite, ha la capacità di impedire la colonizzazione del patogeno diminuendo le nuove infezioni e riducendo, nel tempo, l’incidenza della malattia nel vigneto prolungandone la vita.
Analogamente una buona riduzione del mal dell’esca può essere assicurata dalla particolare formulazione di pyraclostrobin+boscalid con un polimero filmante (Tessior®). L’applicazione topica del prodotto con apposita strumentazione, sui tagli di potatura permette di impedire la colonizzazione delle ferite di potatura per lungo tempo grazie alla barriera fisica esercitata dal polimero filmante e dall’azione fungicida del principio attivo nei primi 5-10 cm del legno.