Nonostante il calo progressivo delle superfici coltivate che ha portato a un dimezzamento nel giro di 15 anni, il mais resta la prima coltura dell'agricoltura italiana, con circa 600mila ettari dedicati (erano un milione e 200mila del 2005) e centomila aziende. In questi giorni parte la trebbiatura, con prospettive di campagna che risentono in modo pesante dell'andamento climatico. I primi responsi dai campi parlano di meno quantità, ma qualità buona.
Siccità, nubifragi e grandinate
Confagricoltura fa presente come il susseguirsi di grandinate, piogge violente e grande siccità in primavera/estate in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto – le quattro regioni leader del comparto dove si concentra circa l'85% della superficie italiana investita – faccia prevedere cali produttivi che oscillano notevolmente, a macchia di leopardo, sul territorio. In Emilia-Romagna, ma anche in alcuni areali del Veneto, addirittura si ipotizza una flessione dei raccolti del 30-40%.
Percentuali confermate dal Gie – Gruppo di interesse economico cereali di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara, che sta valutando i primi dati produttivi e le cifre confermano le stime al ribasso dei mesi scorsi, con cali fino al 40% rispetto alle annate precedenti, una percentuale che rischia di aumentare. Condizioni climatiche che rendono la coltivazione del mais quasi controproducente.
Meno quantità ma qualità buona
Meno raccolto ma eccellente, sia dal punto di vista quantitativo, sia della qualità del prodotto in campo. Sotto il profilo sanitario non sembrano esserci particolari allarmi, ma la situazione è costantemente monitorata in particolare nelle zone in cui non si è potuto intervenire adeguatamente con le irrigazioni per evitare lo stress idrico delle piante.
"Molti agricoltori hanno deciso di non seminare il secondo raccolto e anche in questo caso, il risultato sarà un decremento produttivo – pone in evidenza Confagricoltura -. Grandi risultati sono stati raggiunti in questi anni con l'agricoltura di precisione e conservativa, ma per coniugare produttività e sostenibilità ambientale serve un cambio di passo".
Le organizzazioni degli imprenditori agricoli ribadiscono la necessità di rafforzare ricerca, innovazione ed assistenza tecnica. In tale ottica servono l’autorizzazione di Bruxelles, in tempi rapidi, a Nbt (New breeding technique), cioè cisgenesi e genome editing, che si differenziano dagli Ogm e la cui validità è già stata accertata da uno studio promosso dalla Commissione Ue. A livello nazionale, il potenziamento della Rete nazionale di confronto varietale e l’individuazione di percorsi produttivi per specialty in filiera e per rispondere alle sfide ambientali.