Nuova fumata nera nella trattativa per il prezzo del pomodoro da industria nel bacino del Nord Italia. Gli imprenditori agricoli dell’Emilia-Romagna hanno detto no alla proposta avanzata dall’industria, cioè 94 euro a tonnellata, due in più rispetto al contratto dello scorso anno. «È inaccettabile – commentano i presidenti di Confagricoltura e Cia-Agricoltori italiani dell’Emilia-Romagna Marcello Bonvicini e Cristiano Fini –. Le aziende stanno fronteggiando un aumento dei costi di oltre il 20% con rincari energetici ormai fuori controllo e la morsa della siccità che preannuncia onerosi interventi irrigui». Intanto in Spagna e Portogallo l’accordo è già chiuso con un prezzo riconosciuto ai produttori che supera i 100 euro a tonnellata.
Le due organizzazioni dei produttori chiedono di anticipare il Tavolo tra Op (organizzazioni dei produttori) e industria convocato per l’11 marzo: «Dobbiamo trovare la quadra al più presto – proseguono i vertici regionali di Confagricoltura e Cia-Agricoltori italiani – altrimenti mettiamo a rischio il lavoro di tutti. Così si affossano le imprese agricole, con evidenti danni per l’intera filiera produttiva».
Oltretutto, scrivono le due professionali in una nota, il mercato internazionale è tonico come del resto quello interno nonostante la pandemia e l’inflazione che sale. L’Italia si conferma in cima alla classifica dei produttori e trasformatori dell’oro rosso (il 60% delle conserve “made in Italy” vola all’estero).
Mercato tonico e occhio alla siccità
«Non comprendiamo affatto la proposta avanzata dal settore industriale – concludono Confagricoltura e Cia –. Sediamoci subito attorno al tavolo e stringiamo un accordo che sia soddisfacente per gli agricoltori. Siamo alla vigilia dei trapianti, che avverranno in condizioni di grave siccità».