Nel primo semestre 2022 crollano gli acquisti di ortofrutta per il consumo fresco e domestico da parte delle famiglie italiane. Sono state 2,6 i milioni di tonnellate in volume: -11% sullo stesso periodo del 2021 e -14% rispetto a cinque anni prima. Con giugno sono otto i mesi consecutivi di calo degli acquisti. Tra gennaio e giugno, con un valore medio di acquisto che ha raggiunto i 2,20 €/kg, è confermata la tendenza al rialzo dei prezzi: +7% rispetto al 2021, +18% rispetto al 2018. Il valore totale delle vendite nel semestre è stato pari a sei miliardi di euro, inferiore del 4% sul primo semestre 2021 nonostante l’aumento dei prezzi. Numeri che sommati al calo delle esportazioni pone interrogativi importanti al settore ortofrutticolo italiano, emerge dall’analisi compiuta dall’Osservatorio di Mercato di Cso Italy su dati Gfk Italia.
«A giugno il volume medio di ortofrutta acquistata da parte delle famiglie italiane è stato di 21,7 kg, il più basso sulla serie storica in nostro possesso», rileva la direttrice di Cso Italy, Elisa Macchi. La spesa media di giugno 2022 è stata di 49,4 euro, quella nel semestre di 237 euro, circa 6 euro in meno sullo scorso anno.
Frutta in rosso più della verdura
Le 291mila tonnellate di frutta acquistate nel mese di giugno sono il quantitativo mensile più basso dell’ultimo quinquennio e segnano un secco -12% sul giugno 2021, generando inoltre una contrazione della spesa del 10%, anche in questo caso il valore minimo dal 2016.
Gli ortaggi perdono leggermente meno ma confermano le difficoltà generali del comparto: in giugno sono state acquistate per il consumo fresco e domestico circa 207 mila tonnellate di verdure contro le 229 del giugno 2021, pari a un -10%. Nel caso degli ortaggi però il prezzo medio, con un +15%, ha abbondantemente compensato i mancati volumi portando così la spesa totale generata a superare non solo quella del giugno 2021, ma anche i valori registrati a giugno nell’ultimo quinquennio.
Il raffronto semestre su semestre suddiviso per frutta e ortaggi non induce certo a considerazioni positive. La frutta registra un volume di quasi 1,4 milioni di tonnellate posizionandosi al -9% sul semestre 2021 mentre in termini di spesa registra un -6% a fronte di un aumento del prezzo medio nei sei mesi del 3% nel confronto con il gennaio-giugno 2021. Allungando il raffronto a cinque anni la perdita a volume è del 16%, a valore dell'8% mentre il prezzo medio è salito del 10%.
Per gli ortaggi da gennaio a giugno si calcola un mancato acquisto rispetto allo stesso periodo del 2021 di oltre 185mila tonnellate (-12%) fermandosi a un milione 330mila tonnellate. La spesa generata è inferiore a quella precedente del 2%, effetto limitato dall’importante aumento del prezzo medio di acquisto salito a 2,30 €/kg pari a un +12%.
Disastro per le pere, male arance e mele. Clementine in positivo
Venendo all’andamento degli acquisti nel semestre per le principali specie frutticole, al primo posto per rilevanza di acquisto a volume troviamo le arance che, di poco al di sotto delle 300mila tonnellate, sono il frutto più acquistato con un calo sul primo semestre 2021 dell'8% ma con le clementine che, nel comparto agrumi, hanno registrato un ottimo +6%. Con 248mila tonnellate, le mele segnano un -6%, pari a una perdita di volume superiore alle 15mila tonnellate. Le banane, con 205mila tonnellate, confermano invece i quantitativi del primo semestre 2021. Sotto la terza posizione troviamo le fragole che, dopo la buona annata 2021, perdono il 13% fermandosi a 79mila tonnellate. Seguono le già citate clementine e quindi i limoni che, con il loro -17%, toccano una quantità minima mai registrata negli ultimi 5 anni. Kiwi e pere, che vedono la seconda parte della campagna di commercializzazione proprio nei primi mesi dell’anno, segnano rispettivamente un calo rispetto al primo semestre 2021 del 4 e di un pesante 40%.
Zucchine, finocchi e pomodori: cali a doppia cifra
Venendo agli ortaggi, nessuna specie orticola segna aumenti di acquisti a volume nel primo semestre 2022 rispetto al 2021. Le patate registrano un -9%, seguite dal -12% dei pomodori, dal -4% delle insalate, dal -7% delle carote e quindi dal -16% delle zucchine. Abbiamo poi il -9% dei volumi acquistati di cipolle, -31% dei finocchi, -19% delle melanzane, dal -6% dei peperoni. I carciofi hanno perso il 10% confermando la generale sofferenza del comparto.
Ancora una volta, all’interno di questo panorama solo la IV gamma spicca - per la componente insalate - con variazioni positive: infatti da gennaio a giugno sono state acquistate circa 54mila tonnellate di merce pari a un +7% sullo stesso periodo del 2021.
Tendenza diffusa in tutti i canali distributivi
La distribuzione degli acquisti per canale commerciale non presenta eccezioni: nessun canale distributivo ha visto aumentare i volumi veicolati di frutta e verdura fresca nel primo semestre 2022. Per quello che riguarda la grande distribuzione, che detiene le quote di maggioranza con il 75% dei volumi (2,04 milioni di tonnellate), sono state vendute circa 150mila tonnellate in meno (-7%) accentrando così circa il 46% dei mancati acquisti totali del periodo. I canali tradizionali, che rappresentano il 22% dei volumi totali, hanno perso un pesante -20% fermandosi a un volume di circa 591mila tonnellate.
«Analizzando più a fondo la distribuzione – riporta Daria Lodi dell’osservatorio di mercato di Cso Italy – gli ipermercati hanno perso il 17%, -5% i supermercati, -4% i discount, -15% le superette, -22% gli ambulanti, -19% i fruttivendoli, mentre si segnala un -21% per le altre fonti di acquisto».
Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi medi di acquisto, l’importo più caro è stato mediamente speso presso le superette (2,30 €/kg), seguite dai supermercati (2,29 €/kg), dagli ipermercati (2,21 €/kg) e dai discount (2,11 €/kg). Per i canali tradizionali, i prezzi sono complessivamente più bassi rispetto alla Gdo: l’analisi rileva infatti 2,12 €/kg per gli ambulanti e 2,01 €/kg dei fruttivendoli.
Lo studio di Cso Italy rileva che la contrazione degli acquisti di frutta e verdura ha colpito diffusamente tutto il territorio nazionale, con la situazione più evidente nelle regioni del Nord: sia nell’Ovest che nell’Est con un identico -13%, ma anche Centro, Sud e isole hanno perso quote pesanti registrando un -11%.
Biologico in ritirata
Nel primo semestre dell’anno - segnala infine l’Osservatorio di mercato di Cso Italy - gli acquisti di ortofrutta sono stati per il 65% di merce sfusa e per il 35% di merce confezionata, segnando un aumento in termini percentuali di quest’ultima tipologia. Il report conferma la battuta d’arresto dell'ortofrutta biologica: da gennaio a giugno le famiglie hanno acquistato circa 151mila tonnellate di biologico pari al 5,5% del totale dei consumi di ortofrutta, per una perdita in volume del 13% mentre la perdita in valore è dell'11%. Cala l’indice di penetrazione del bio: passano da 65 a 63 le famiglie ogni 100 che hanno acquistato almeno una volta una referenza bio nel primo semestre dell’anno.