In Puglia la Regione ha concesso per i seminativi, e in particolare per il grano duro, una deroga all’obbligo di rotazione biennale imposta dalla nuova Pac 2023-2027. Deroga giustificata dalle condizioni di aridocoltura, per il clima caldo arido e le caratteristiche del terreno, in cui vengono condotti i seminativi, e quindi anche la coltivazione del grano duro. Ma gli agricoltori si chiedono, a fronte degli alti costi di produzione e dei modesti prezzi al produttore, nonché di aiuti comunitari ormai ridotti alla metà, se vale ancora la pena di continuare a investire nella coltivazione del grano duro. Di tale forti dubbi si fa interprete Marcello Martino, agronomo responsabile della conduzione di numerose aziende cerealicole rappresentative del Foggiano e produttore egli stesso di grano duro in agro di Manfredonia e Foggia.
La nuova Pac obbliga alla rotazione biennale
«Come è noto, la nuova Pac 2023-2027 prevede una condizionalità rafforzata, come corrispettivo per il percepimento del nuovo pagamento di base. La “Bcaa 7 - Rotazione delle colture nei seminativi, ad eccezione delle colture sommerse”, che si applica alle superfici a seminativo in pieno campo e sostituisce l’impegno del greening sulla diversificazione colturale presente nella Pac 2015-2022, obbliga a una rotazione che consiste in un cambio di coltura almeno una volta all’anno a livello di parcella.
Tale obbligo, che non si applica a colture pluriennali, erbe e altre piante erbacee da foraggio e terreni lasciati a riposo, è inteso come cambio di genere botanico e, pertanto, non ammette la monosuccessione, ad esempio, dei seguenti cereali, in quanto appartenenti allo stesso genere botanico: frumento duro (Triticum durum), frumento tenero (Triticum aestivum), triticale (ibrido artificiale tra la segale e il grano duro o altre varietà del genere Triticum), spelta (Triticum spelta), farro (Triticum monococcum o Triticum dicoccum)».
Dalla Regione Puglia deroga ai produttori di grano duro
La Bcaa 7 avrebbe impattato fortemente sulla coltivazione e produzione di grano duro in Puglia, evidenzia Martino. Ma per l’annata agraria 2022-2023 era stata già concessa una deroga a livello nazionale. Invece per l’annata agraria 2023-2024 la deroga può essere concessa soltanto dalle Regioni.
«Infatti la Regione Puglia, con Deliberazione della giunta regionale 8 agosto 2023, n. 179, ha concesso una deroga ai produttori pugliesi, consentendo di coltivare per il secondo anno grano duro su una parcella già coltivata l’anno precedente a grano duro, a condizione che la parcella sia inserita in una rotazione almeno triennale e che una quota pari ad almeno il 35% della superficie delle parcelle dell’azienda sia destinata ogni anno ad un cambio di coltura principale».
Conviene coltivare ancora grano duro?
In Puglia, ricorda Martino, è pratica comune la rotazione terziata o triennale grano duro - grano duro - maggese. La maggese può essere costituita da leguminose, come cece, favino, pisello, ecc., colture foraggere, pomodoro da industria o altre colture orticole.
«Grazie a tale deroga in Puglia si potrà continuare a praticare la rotazione triennale anche nella prossima annata agraria. Ma tuttavia i produttori di grano duro si stanno chiedendo se vale davvero la pena di continuare a coltivare il grano duro oppure no. Difatti i prezzi di vendita stanno crollando, la mercuriale della Camera di Commercio di Foggia del 25 ottobre indica una quotazione per il grano duro fino di 380-385 €/t, che nel mercato reale si traducono in 350-360 €/t, pari, come più comunemente si usa, a 35-36 €/q. Con rese medie di 30-35 q/ha, questi prezzi non consentono di coprire tutti i costi di produzione, figuriamoci nell’ultima annata agraria, in cui le rese medie provinciali si sono ridotte a 25-30 q/ha!».
La nuova annata sta partendo male
Peraltro la nuova annata sta partendo molto male anche dal punto di vista meteorologico, sostiene Martino.
«Il clima è pessimo, siccitoso, e nella seconda metà di ottobre sono state registrate ancora temperature massime di 30-35 °C, con le piogge quasi assenti che ci impediscono di preparare al meglio i terreni per le nuove semine. In realtà dovremmo provare, una volta per tutte, a non seminare il grano duro, se non altro per dare un segnale importante alla filiera, ma purtroppo i cerealicoltori foggiani non sono ben organizzati e non sono ben rappresentati, non riescono a riunirsi in organizzazioni di produttori (Op) e sono vittime di un mercato che non conosce alcuna regola. Nel 2023 c’è stata una produzione di grano duro molto più ridotta delle aspettative a causa delle piogge primaverili eccessive, per cui il prezzo della granella sarebbe dovuto aumentare fisiologicamente, in base alle più elementari regole di mercato relative al rapporto tra domanda e offerta».
Le importazioni deprimono mercato grano duro italiano
E invece, afferma Martino, in Puglia continuano ad arrivare, già dal mese di agosto, grandi quantità di grano duro estero.
«Si tratta di grano duro proveniente dalla Turchia, dal Kazakistan e da altre parti del mondo a prezzi più bassi, che ovviamente deprimono il mercato del grano duro italiano, di cui non c’è proprio richiesta di acquisto da parte dei molini e dei pastifici italiani. Non si comprende, pertanto, come sia possibile che continui la produzione e la vendita di pasta di solo grano duro italiano, pubblicizzata da molti pastifici, nonostante la scarsa disponibilità di prodotto nazionale e il mancato acquisto dello stesso, a fronte di un larghissimo uso di grano duro di provenienza estera!».
ottimo articolo