Superata la crisi di trapianto e completata la copertura dei fragoleti, che protegge la vegetazione dagli abbassamenti delle temperature autunnali, le giovani piante di fragola sono in piena vegetazione ed iniziano a differenziare le prime gemme a fiore. Salvaguardare l’integrità fogliare è importante, con un adeguato controllo delle più comuni patologie crittogamiche che, in questo periodo, possono interessare la vegetazione se il clima sarà umido e poco soleggiato (e se l’arieggiamento dei tunnel non sarà gestito in modo adeguato, regolando le aperture già dalle prime ore del mattino).
Patogeni fogliari
In condizioni microambientali predisponenti, attacchi da parte di patogeni fogliari (come i funghi Diplocarpon earliana, Ramularia tulasnei, Marssonina fragariae, Mycosphaerella fragariae o il batterio Xanthomonas arboricola pv. fragariae) possono essere prevenuti con prodotti rameici che hanno una buona persistenza, un ampio spettro d’azione e non creano ancora problemi con i tempi di carenza. Ai primi sintomi di oidio (Sphaerotheca macularis) intervenire con zolfo. In alternativa è possibile utilizzare (ma più con finalità preventive) i prodotti ammessi in biologico a base di Bacillus amyloliquefaciens, B. pumilus, olio di arancio dolce o laminarina.
Il lepidottero più temuto
In questo periodo, oltre alle avversità fungine e batteriche, alcuni fitofagi possono interessare i fragoleti e richiedere interventi di controllo attivo. Tra questi, negli ambienti meridionali, il lepidottero più temibile in autunno Spodoptera littoralis, polifago nottuide la cui popolazione raggiunge solitamente il massimo del potenziale biotico nei primi mesi autunnali. Attacchi precoci di spodoptera ai fragoleti possono causare la distruzione delle poche foglie delle piantine trapiantate debilitandole notevolmente. La difesa, pertanto, dovrà iniziare precocemente, in modo da poter intervenire sugli adulti e sulle prime età larvali che sono più sensibili ai fitofarmaci, sia per le ridotte dimensioni sia per l’abitudine a mantenersi gregarie fino alla II età.
In alternativa alle classiche trappole a pagoda per il monitoraggio, si potranno posizionare ai margini del fragoleto 4-8 trappole ad ettaro per la cattura massale (del tipo a “olio”, fabbricate anche artigianalmente) in modo da abbattere la carica infestante del lepidottero.
Contro le prime età larvali si potrà intervenire con Bacillus thuringiensis o con i diversi insetticidi registrati sulla coltura contro il lepidottero, avendo cura di alternare sostanze con meccanismo di azione diverso per non selezionare forme di resistenza.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del fitopatologo di Terra e Vita
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Controllare l’oziorrinco
Gli attacchi di oziorrinco (Otiorrhynchus spp.), più probabili nei campi dove non si è effettuata la fumigazione o su ristoppi, possono essere rilevati individuando il classico sintomo dell’attività di alimentazione degli adulti che consiste in rosure a “mezza luna” sul lembo fogliare, più probabili ai margini del campo se gli adulti invadono il fragoleto dalle bordure adiacenti per alimentarsi e deporre le uova nel terreno. Le larve che ne derivano si alimentano a spese delle radici ma i danni spesso si evidenziano chiaramente solo alla ripresa vegetativa, quando è ormai tardi per intervenire. La realizzazione ai margini del fragoleto di piccoli fossati non inerbiti ostacola il passaggio degli adulti. Se si accerta la presenza di larve di oziorrinco nel terreno, la somministrazione per via irrigua dei nematodi entomoparassiti del genere Heterorhabditis o Steinernema è una valida alternativa alle geodisinfestazioni con prodotti chimici.