Per i cereali dovrebbero riguardare sia il raccolto sia il livello
delle esportazioni oltre alle scorte di fine campagna. Secondo
le previsioni del rapporto comunitario d’autunno il raccolto
di cereali Ue dovrebbe raggiungere un record di 317 milioni di t, per l’effetto combinato di un aumento della superficie coltivata e dei rendimenti, favoriti dal clima.
Questa disponibilità più elevata di cereali andrà non solo a
beneficio del settore zootecnico cui viene destinato oltre la metà
del raccolto, ma anche dell’export e contribuirà a ricostituire le scorte di cereali (da 32 a più di 50milioni di t). In particolare la produzione complessiva prevista di 317 t dovrebbe essere costituita da 146 milioni di t di frumento tenero (+ 8% rispetto
all’anno precedente) e 72 milioni di tonnellate dimais (+ 10%).
Record anche per la produzione del latte dove le consegne
dovrebbero accrescersi notevolmente durante il 2014 per effetto
dell’embargo russo che blocca le importazioni di latte comunitario per cui tutto ciò potrebbe portare anche a una
notevole diminuzione dei prezzi di mercato del latte. Il contesto
comunitario si aggiunge a una crescita mondiale nella produzione di latte. Nella prima metà del 2014 le produzioni di
latte negli Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia sono infatti
aumentate di quasi il 5% e ulteriori aumenti sono attesi per la
seconda metà dell’anno. Nell’Ue un reale rallentamento della
produzione è previsto entro la fine dell’anno.
In ogni caso, per le consegne di latte dell’Ue nel 2014 si prevede di raggiungere un record di 146,4 milioni di t con un incremento del 4% rispetto all’anno 2013 quando l’aumento rispetto al 2012 era stato ancoramaggiore e pari al 5%. Peraltro il rapporto previsionale comunitario evidenzia che nei primi sette mesi l’incremento è già stato di oltre il 5% rispetto agli stessi mesi del 2013, ma che le produzioni saranno più contenute nella seconda parte del 2014 in modo che il saldo finale sarà intorno a un +4%tra il 2014 e il 2013.
Nel breve periodo, una parte del latte utilizzato per la produzione di formaggi che prima dell’embargo veniva esportata verso la Russia, dovrebbe essere incanalato verso la trasformazione in latte scremato in polvere e burro,mentre gli operatori caseari dovrebbero cercare opportunità di esportazione verso altri paesi.
Nel settore della carne, dopo tre anni di continuo declino, la
produzione è destinata ad aumentare di oltre 110mila t rispetto
al 2013. Incremento dovuto principalmente all’aumento del
numero di vacche da latte in previsione dell’abolizione del
regime delle quote e la conseguente maggiore disponibilità
di vacche da macello. Inoltre, i costi di alimentazione inferiori e
la buona qualità del foraggio potrebbe tradursi in maggiori rese
e pesi delle carcassemacellate.
Per la carne suina dopo due anni di riduzione della produzione
si avrà ancora nel 2014 una contrazione dello 0,5% rispetto al 2013. Ma tale riduzione si è già verificata nel primo semestre dell’anno per cui nel secondo semestre ci sono già segnali di ripresa. Nei mesi di maggiogiugno si è già registrato un aumento del numero di scrofe riproduttrici in particolare
in Germania, Paesi Bassi, Spagna, Danimarca e Ungheria.
Nel 2012 e nel 2013, l’implementazione di nuovi standard di benessere nell’Ue ha portato ad un calo di produzione a causa di una diminuzione del numero di scrofe da riproduzione e di conseguenza di suinetti.
Per la carne di pollame non vi sono segnali che facciano prevedere un’inversione del periodo di crescita della produzione registrato negli ultimi due anni per cui anche il 2014 la produzione dovrebbe crescere del 1,9% rispetto al 2013. Un aumento della produzione di carne di pollame è previsto in Germania, Spagna, Paesi Bassi e Polonia, mentre dovrebbe diminuire in Italia e in Francia.
Alcuni problemi nel Regno Unito sulle condizioni igieniche
degli allevamenti potrebbe avere un impatto negativo sul
mercato interno.
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