Carbon farming, un delicato equilibrio da trovare

L'editoriale del numero 31 di Terra e Vita 2021

sostanza organica
Per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica fissati nel Green Deal l'Unione europea vuole incentivare pratiche agricole virtuose di gestione del suolo. Ma il ruolo dell'agricoltura biologica e di quella conservativa nell'aumento di sostanza organica nel suolo è tutto da dimostrare.

Esaminando l’accelerazione delle politiche europee verso gli obiettivi ambientali del Green Deal, risulta chiaro che sarà richiesto al settore agricolo un impegno molto più forte del passato per migliorare la gestione agronomica dei terreni.

In particolare, un aspetto chiave sarà quello di ottimizzare le pratiche agronomiche favorevoli all’incremento e al mantenimento della fertilità fisica, chimica e biologica del suolo. Ciò sarà necessario, tra l’altro, per raggiungere gli obiettivi imposti dal Green Deal di diminuire del 50%, entro il 2030, la perdita di elementi nutritivi del suolo e di ridurre l’uso dei fertilizzanti del 20%.

L'obiettivo della mitigazione del climate change

Il mantenimento della fertilità del suolo è da sempre un aspetto fondamentale per garantire la produttività e la sostenibilità delle coltivazioni. Un ruolo chiave è svolto dalla sostanza organica del suolo, che contiene in media il 58% di carbonio e come tale è in grado di immagazzinarlo, sottraendo COdall’atmosfera e contribuendo alla mitigazione dell’effetto serra.

La tutela della fertilità e della stabilità dei suoli

Un buon contenuto di sostanza organica è essenziale per il mantenimento della struttura del terreno (l’aggregazione delle particelle minerali), fondamentale per avere quell’equilibrio nella porosità del suolo favorevole all’espansione delle radici delle piante e all’attività microbica, alla ritenzione idrica e a contrastare l’erosione. Ma la sostanza organica è anche un’essenziale riserva di elementi nutritivi, perché contiene il 90% dell’azoto del suolo, oltre a grandi quantità di fosforo, zolfo e altri elementi.

Meno sostanza organica, più perdite di nitrati

È stato calcolato che una riduzione dell’1% nella sostanza organica dai primi 10 cm di suolo corrisponde a una perdita di circa una tonnellata di azoto a ettaro. È chiaro come l’impoverimento nel contenuto di sostanza organica dei terreni agricoli, fenomeno particolarmente accentuato nei Paesi mediterranei anche a causa del riscaldamento climatico, spinga a un maggior uso di fertilizzanti minerali.

Editoriale di Terra e Vita 31/2021

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Bio e agricoltura conservativa, un ruolo tutto da dimostrare

È bene ricordare che il contenuto di sostanza organica del suolo deriva dal bilancio tra le entrate e le uscite. Le entrate consistono negli apporti di biomasse decomponibili, tra cui residui colturali e apparati radicali delle specie presenti, nonché fertilizzanti organici ad effetto principalmente ammendante (cioè letame e compost piuttosto che liquami zootecnici). Le uscite comprendono la mineralizzazione, processo microbico aerobico, favorito dalle elevate temperature e dall’arieggiamento del suolo.

È opinione diffusa che l’adozione di agricoltura biologica, oppure di lavorazioni conservative, possano portare, nel lungo termine, a un incremento nella sostanza organica del suolo. Bisogna tuttavia notare, da un lato, la minor produzione di biomassa in agricoltura a basso input o biologica, che implica minor apporto al suolo di residui colturali rispetto a situazioni convenzionali. Dall’altro lato, le lavorazioni conservative pur riducendo le perdite per mineralizzazione, grazie al minor arieggiamento e riscaldamento del suolo, spesso non consentono di incorporare ammendanti organici o biomasse (es. sovescio).

Sarà quindi essenziale valutare caso per caso il bilancio delle entrate e delle uscite, oggi possibile con misure e modelli più accurati del passato, se si vuole veramente coniugare sostenibilità ambientale e produttività.

Carbon farming, un delicato equilibrio da trovare - Ultima modifica: 2021-10-14T08:03:11+02:00 da K4

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