Pac, più sostegno alla risicoltura

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In attesa della riforma «spero che i legislatori europei continueranno a prestare sempre più attenzione al tema dell’inserimento dei giovani in agricoltura, favorendone l’insediamento e le capacità di investimento e assicurando così la continuità generazionale». Parla così il presidente di Anga Piemonte Luigi Saviolo

L’autore è il Presidente Anga Piemonte.

La Politica agricola comunitaria (Pac) è da sempre uno dei caposaldi dell’Unione europea, già a partire dalla fondazione dell’allora Cee con il trattato di Roma del 1957. Durante la prima fase, la Pac assorbiva risorse per circa il 70% del bilancio della Cee dell’epoca. Nel 1992 viste le criticità derivanti da nascenti eccessi produttivi, vi fu la prima importante riforma della Pac: si decise di continuare a sostenere il reddito agricolo senza incentivare più la produzione. Per raggiungere tale risultato nacque la formula dei “pagamenti diretti” legati a un valore di produzione storico.

All’inizio del nuovo millennio attraverso le due riforme di “Agenda 2000” e la riforma di medio termine del 2003, la Pac abbandonò la sua impostazione originaria. Venne pertanto superata definitivamente ogni logica di incentivazione alla produzione, mirando solamente a sostenere il reddito delle aree agricole, attraverso anche il disaccoppiamento degli aiuti diretti.

Si cominciò a parlare non solo di sostegno diretto al reddito ma anche di sostegno alla produzione di beni pubblici. Hanno fatto così la comparsa termini come “condizionalità ecologica”, spostando il focus delle misure verso una sempre maggiore attenzione a temi ambientali ed ecologici.

L’arrivo del greening

La Pac che ho conosciuto in prima persona, come risicoltore, è quella derivante dalla riforma del 2014. In questi anni essa è ancora la più importante politica attuata dal mercato unico europeo, sia in termini economici, assorbendo ancora circa il 40% del fatturato dell’Ue e sia in termini politici, essendo infatti il segno più tangibile a livello sociale dell’integrazione dei 28 paesi dell’Unione. La crescente attenzione che la società ha attribuito ai temi del rispetto dell’ecosistema e alla riduzione di agenti inquinanti, ha fortemente segnato gli indirizzi dell’ultima riforma. I temi più importanti della stessa sono sicuramente il greening e la crescente importanza delle misure di Sviluppo rurale (Psr). I Piani di sviluppo rurale sono delle misure attivate dalle Regioni, essi declinano in azioni concrete i principi di abbattimento dell’uso di fattori di produzione potenzialmente inquinanti e il principio della salvaguardia dell’ambiente.

risicoltura Fra gli obiettivi si possono sicuramente ritrovare la salvaguardia del paesaggio, la conservazione della biodiversità, la lotta al cambiamento climatico, la qualità e la disponibilità di risorse idriche e la funzionalità dei suoli. Entrambe queste misure rappresentano ormai una parte consistente del potenziale reddito agricolo derivante dai contributi Pac. La Pac negli ultimi anni si è quindi trasformata una terza volta, gli aiuti diretti (o “primo pilastro”) che hanno avuto inizio negli anni ’90 non sono finiti ma sono stati fortemente ridimensionati e affiancati dai finanziamenti subordinati ai Piani di Sviluppo Rurale (o “secondo pilastro”).

Nuvole all’orizzonte


Nello specifico delle nostre realtà, la risaia è un naturale habitat che dà vita a un micro ambiente assolutamente unico rispetto al re sto dell’agricoltura europea e quindi rispetta i requisiti che l’ultima riforma ha così chiaramente precisato riguardo al greening. Il rafforzamento delle misure riguardanti il secondo pilastro e le misure di Sviluppo rurale della Regione Piemonte, hanno permesso di ridurre l’uso in risaia di elementi potenzialmente inquinanti o comunque costosi per l’ambiente, attraverso nuove tecniche di agricoltura conservativa e di produzione integrata. La Pac che ho avuto l’occasione di conoscere è quindi una politica attenta al mondo del riso, al rispetto e alla valorizzazione della sua specificità, ma è anche in forte contrazione. L’ultima riforma del 2014 ha infatti previsto una riduzione economica del 40% degli aiuti diretti verso le aziende risicole nel periodo 2014-2020.

La volontà di ridimensionamento della parte di bilancio europeo dedicata al settore primario e le tematiche politiche emerse sia con l’allargamento dell’Unione ai paesi Peco che con la prospettiva di una probabile Brexit, hanno e stanno fortemente riducendo i contributi concreti che l’Ue dedica all’agricoltura e alla risicoltura italiana.

Una nuova pagina

Da giovane risicoltore spero e mi aspetto che la nuova riforma possa aprire una nuova pagina della risicoltura italiana ed europea, continuando sulla strada intrapresa nel 2003 della sempre maggiore attenzione alle tematiche ambientali ma senza dimenticarsi di permettere alle aziende risicole di poter rimanere competitive. La necessità di un sostegno e indirizzo comunitario verso il settore primario è innegabile e intrinseco nella strategicità stessa del comparto. In questi giorni negli Usa è stato varato il nuovo Farm Bill, che è il programma di aiuti al settore agricolo d’oltreoceano, il quale usando strumenti diversi rispetto a quelli che hanno contraddistinto le politiche europee, mira comunque al sostegno di questo settore.

Penso e spero che i legislatori europei nella futura Pac continueranno a prestare sempre più attenzione al tema dell’inserimento dei giovani in agricoltura, favorendone l’insediamento e le capacità di investimento e assicurando così la continuità generazionale.
La risicoltura vercellese e italiana ha una lunga storia che ha segnato culturalmente e socialmente il territorio. Il futuro deve passare attraverso la cura e la salvaguardia della sua specificità, in modo da preservare un ecosistema unico e permettendo al settore di continuare a rappresentare un’eccellenza agricola in grado di potersi confrontare con successo con le realtà extra europee.

Pac, più sostegno alla risicoltura - Ultima modifica: 2019-02-19T17:42:13+01:00 da Mary Mattiaccio

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