Gli afidi sono un vasto gruppo di insetti fitomizi – cioè succhiatori di linfa – che rivestono un ruolo di primaria importanza tra i parassiti animali delle piante coltivate.
Il cospicuo numero di specie – quelle oggi conosciute nel mondo sono quasi 4.000, anche se meno dell’1% di esse assurge a grande dannosità – e l’eterogeneità dei loro comportamenti, nonché la loro responsabilità nella trasmissione delle malattie da virus, stanno infatti alla base dell’estremo interesse fitopatologico che assumono questi organismi animali.
Il primo impatto degli afidi con le piante ospiti si ha con la penetrazione degli stiletti del loro apparato boccale pungente-succhiante nei tessuti dei vegetali. I fitomizi effettuano due tipi di punture: quelle superficiali di assaggio e quelle più profonde nel tessuto floematico per inoculare la saliva e assumere l’alimento costituito dalla linfa elaborata. L’attività alimentare degli afidi interferisce in maniera più o meno cospicua sui meccanismi fisiologici delle piante ospiti, inducendo in esse alterazioni biochimiche e spesso anche morfo-anatomiche di natura ed entità alquanto variabili.
Danni economici
L’infestazione prodotta dagli afidi comporta danni economici più o meno sensibili in relazione a numerose variabili: specie infestante, entità dell’attacco, suscettibilità della pianta ospite, epoca di infestazione, organi colpiti, ecc. Dal punto di vista tecnico si fa comunemente distinzione tra danni diretti e indiretti. Quelli diretti sono dovuti alla sottrazione di linfa e sostanze nutritive e all’immissione di saliva negli organi attaccati. L’effetto combinato di queste due azioni comporta per la pianta riduzione di sviluppo e conseguente deperimento vegetativo, deformazioni e neoplasie degli organi colpiti, colatura di fiori e frutti. Fra i danni diretti, sotto l’aspetto agronomico, si possono talvolta distinguere perdite di natura quantitativa e altre di tipo qualitativo, in funzione delle diverse specie infestanti e delle colture interessate.
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