La psilla del pero (Cacopsylla pyri) è è uno dei più importanti fitofagi del pero. L’insetto sverna come adulto in diversi ricoveri del frutteto e, a fine inverno, riprende l’attività pungendo le gemme ancora chiuse.
A partire dalle prime giornate calde di febbraio, infatti, è possibile vedere i primi adulti tornati sui rametti di pero e rinvenire le prime uova deposte alla base delle gemme, all’ascella dei rametti o entro piccole screpolature della corteccia.
Il clima mite gioca contro
Lo sviluppo della psilla è fortemente influenzato dell’andamento stagionale di fine inverno: temperature miti, ad esempio, favoriscono una precoce e rapida fuoriuscita degli adulti dai luoghi di svernamento con uno svolgimento regolare delle ovideposizioni. Al contrario i ritorni di freddo interrompono l’attività della Psilla generando una scalarità nello sviluppo della popolazione della prima generazione che poi si ripercuote anche sulle successive.
Il contenimento delle infestazioni di psilla deve essere ottenuto attraverso una gestione integrata del pereto che consenta uno sviluppo equilibrato delle piante e, nello stesso tempo, favorisca lo sviluppo delle popolazioni degli antagonisti naturali.
Il ruolo degli antocoridi
Spesso la pericolosità della Psilla aumenta di pari passo, con l’aumento della frequenza degli interventi chimici, specialmente quando si impiegano principi attivi a largo spettro di azione, che possono ridurre le popolazioni dei nemici naturali. Infatti, l’azione naturale di contenimento da parte degli antocoridi (soprattutto Anthocoris nemoralis), è fondamentale per ridurre la pericolosità di questo insetto.
Selettività e confusione sessuale
Negli ultimi anni nei pereti si era raggiunto un certo equilibrio basato da un lato …
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