Marzo è il mese in cui fioriscono la maggior parte delle varietà di drupacee in Sud Italia e quest’anno il clima non è stato dei più favorevoli.
Mentre le colture in asciutto aspettavano la pioggia che non è certo stata abbondante, il clima si è mantenuto per molti giorni piuttosto freddo e umido. Questo non ha favorito l’attività degli insetti pronubi né il rapido superamento delle fasi fenologiche più sensibili ad agenti di marciumi fungini (es. monilia) e batterici.
Per cui, pur avendo posizionato bene i trattamenti preventivi a gemma gonfia e punta rosa, potrebbe essere necessario eseguire degli interventi curativi. I frutticini appena allegati sono particolarmente suscettibili ai patogeni batterici e fungini che si avvantaggiano di condizioni climatiche molto umide, come gli agenti del cancro batterico, della bolla, del corineo e della monilia sulle drupacee.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Interventi contro la moniliosi
Il controllo della monilia (Monilia laxa, M. fructigena e M. fructicola) è importante soprattutto per il mandorlo e per l’albicocco, specie particolarmente suscettibili a questo fungo. Si ricorda che l’intervento a caduta petali è strategico perché i funghi agenti della monilia possono facilmente colonizzare i residui fiorali che non si staccano completamente in scamiciatura e che finiscono per costituire la principale fonte di inoculo per i frutti maturi. I prodotti chimici antimonilici disponibili consentono di scegliere tra diversi meccanismi di azione. Si ricorda, inoltre, la possibilità di utilizzare anche in biologico gli antagonisti Bacillus subtilis, B. amyloliquefaciens, Metschnikowia fructicola e Saccaromyces cerevisiae oltre al bicarbonato di potassio.
Altri patogeni
Nelle varietà più precoci o sotto serra, con lo sviluppo della nuova vegetazione gli oidi (Sphaeroteca pannosa, Oidium leucoconium) in condizioni climatiche favorevoli potrebbero attaccare i giovani getti fogliari e i frutticini verdi. All’osservazione dei primi sintomi si interverrà con zolfo micronizzato o con uno dei numerosi prodotti antioidici specifici (es. su pesco IBS, bupirimate, boscalid+pyraclostrobin, tryfloxistrobin, SDHI ecc.) o con l’olio essenziale di arancio dolce, utilizzabile in biologico.
Su varietà precoci o sensibili di pesco, impiantate in zone in cui si ha esperienza di attacchi ricorrenti di oidio, è consigliabile intervenire preventivamente nella fase di “frutto noce” per difendere l’integrità dei frutti.
Per le varietà con fioritura più tardiva, in fase di “caduta petali”, se durante la fioritura si è accertata la presenza di tripidi (Thrips major, T. meridionalis, T. fuscipennis, Frankliniella occidentalis), su nettarine e susino intervenire utilizzando un piretroide, acrinatrina, formentanate, clorpirifos metile, spinosad o spinetoram. Su susino il trattamento contro i tripidi può avere un effetto collaterale contro afidi e tentredini (Hoplocampa minuta, H. flava). Per il controllo diretto delle tentredini (anche dette oplocampe), altrimenti, si ricorrerà a un piretroide registrato sulla coltura.
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Nei pescheti in cui non si è riusciti a intervenire tempestivamente in fase di bottoni rosa contro afidi (Myzus persicae ecc.) in caso di reinfestazioni, alla prima comparsa dei germogli si potrà effettuare un trattamento utilizzando azadiractina, acetamiprid, fluonicamide, spirotetrammato, sulfoxaflor o, tra i prodotti ammessi in agricoltura biologica, sali potassici di acidi grassi o Beauveria bassiana, non dimenticando di sfalciare le erbe spontanee, sempre per la salvaguardia dei pronubi.
In questa fase, se si vogliono controllare le larve svernanti di anarsia, che riprendono la loro attività trofica sui germogli, la scelta del prodotto antiafidico potrebbe essere orientata verso un insetticida attivo anche contro i lepidotteri come il neonicotinoide acetamiprid. Altrimenti, occorrerà scegliere tra i diversi insetticidi registrati specificamente contro questo lepidottero.