La ruggine nera, conosciuta anche come ruggine dello stelo, è una malattia antichissima, conosciuta anche nell’antica Roma. È senz’altro la più pericolosa delle ruggini del grano e compare tardivamente, quando le piante si avviano alla maturazione. Questa malattia fungina non compariva in Europa dal lontano 1950. Ciononostante, pur senza causare danni su frumento, da due anni a questa parte, si sta osservando la sua ricomparsa nell’Italia del Nord.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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L'ospite secondario non è così importante
L’agente causale è Puccinia graminis f.sp. tritici è un fungo eteroico che compie generalmente il suo ciclo biologico su ospiti diversi. L’ospite primario è il frumento sul quale si differenziano le forme uredosporiche e teleutosporiche.
Le altre fasi di sviluppo (picnidica ed ecidica) hanno invece luogo su un ospite secondario,
rappresentato da varie specie del genere Berberis (Crespino) e Mahonia (Mahonia aquifolium è molto utilizzata come pianta ornamentale). L’importanza di quest’ultimo per la sopravvivenza del patogeno è peraltro limitata alle zone fredde; nelle aree con miti temperature invernali che consentono alle uredospore di mantenersi vitali, il fungo vive e si sviluppa esclusivamente a spese del grano.
Sintomi e danni sullo stelo
La sintomatologia interessa non solo le foglie, ma tutte le parti aeree della pianta. A fine maggio-inizio giugno compaiono pustole bruno-rossastre (uredosori) che erompono dall’epidermide delle guaine fogliari, del culmo, delle glume e in misura minore del lembo fogliare.
Gli uredosori hanno forma allungata, misurano circa 2-3 cm e sono disposti in lunghe file parallele alle nervature. In corrispondenza delle pustole si differenziano le uredospore che diffondono la malattia alle piante sane. Con il passare del tempo, sulle piante colpite cominciano a comparire anche pustole nerastre e polverulente (teleutosori) che producono un altro tipo di spore (teleutospore), per mezzo delle quali il fungo potrà conservarsi nei mesi freddi. La ruggine dello stelo è in grado di provocare anche ingenti perdite produttive nel giro qualche settimana in funzione delle condizioni ambientali favorevoli, della suscettibilità alla cultivar e dalla precocità degli attacchi. La comparsa precoce della malattia si traduce in una maggiore perdita di rendimento. La pericolosità delle ruggini è dovuta alla loro ampia distribuzione, alla capacità di formare nuove razze in grado di attaccare cultivar resistenti e alla capacità di muoversi su lunghe distanze e di svilupparsi rapidamente in condizioni ambientali ottimali.
Gestione delle epidemie
Le ruggini di grano possono essere gestite in primo luogo adottando pratiche agronomiche virtuose come evitare le semine fitte, non eccedere con la concimazione azotata ed impiegare cultivar resistenti. Tuttavia, a causa dell’emergere di nuove razze dei funghi della ruggine, la resistenza presente nelle attuali cultivar può essere nel tempo superata. E sempre raccomandabile utilizzare varietà tolleranti e, soprattutto, prediligere varietà precoci.
Zolfo, imidazoli, triazoli, QoI e SDHI
La difesa anticrittogamica nei confronti delle malattie fogliari su grano, incluse le ruggini, si basa ad oggi, se si esclude lo zolfo, solo su quattro famiglie chimiche di riferimento: gli imidazoli (procloraz), i triazoli (tebuconazolo, difenconazolo, metconazolo, ciproconazolo, propiconazolo, tetraconazolo, protioconazolo, flutriafol), i QoI (Pyraclostrobin) e gli SDHI (bixafen, benzovindiflupir, fluxapyroxad, Isopyrazam).
Nella pratica di campo, il ricorso a prodotti commerciali contenenti miscele dei suddetti principi attivi, rappresenta la soluzione ottimale per ampliare lo spettro d’azione del trattamento e, nel contempo, prevenire l’insorgenza di fenomeni di resistenza.
I fattori di rischio
I fattori di rischio di epidemia di ruggine sono i seguenti:
- un inverno mite che aumenta la probabilità di svernamento della ruggine;
- condizioni climatiche favorevoli alle infezioni;
- fase fenologica raggiunta dalla coltura;
- suscettibilità della cultivar.