Nel 2022 è terminato il triennio di introduzioni della cosiddetta “vespa samurai” (Trissolcus japonicus) per la lotta biologica alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) autorizzato in deroga dal Ministero dell’Ambiente (ora Mase) nel 2020.
Solo nell’ultimo anno di attività sono stati realizzati 665 siti di rilascio dell’agente di controllo biologico nel Nord Italia e gli effetti della lotta biologica cominciano ad essere visibili in termini di minori cimici presenti nei frutteti e nelle case.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Inoltre, la vespa samurai è stata ritrovata, pur con livelli di presenza molto diversi, un po’ in tutti gli ambienti in cui è stata introdotta. Naturalmente il merito di questo calo delle popolazioni della cimice non dipende soltanto dalla lotta biologica ma può essere almeno condiviso con tutti gli altri fattori che influiscono direttamente sullo sviluppo e sulla salute di questa specie, non ultimi i fattori climatici.
Continua la campagna di lanci
La minore presenza di cimici purtroppo non significa che la guerra sia stata vinta. Il riequilibrio naturale ha tempi molto lunghi soprattutto per le caratteristiche ambientali delle aree interessate dalla problematica, ovvero realtà agricole con rilevanti impatti antropici, in primis la necessità del controllo delle restanti avversità delle colture.
Per questi motivi, al termine dei tra anni previsti e nonostante i segnali positivi, si è deciso di continuare la campagna di lanci in modo da facilitare la diffusione e l’ambientamento del T. japonicus in tutte le aree agricole della Pianura Padana accelerando il processo di riequilibrio.
L’avvallo formale al proseguimento delle attività di lancio è venuto il 16 giugno 2023 quando il Mase ha trasmesso il nuovo Decreto “Immissione in natura della specie non autoctona Trissolcus japonicus quale Agente di Controllo Biologico del fitofago Halyomorpha halys ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, art. 12, comma 4”.
Il nuovo quadro normativo prevede un alleggerimento burocratico sulle autorizzazioni che anno per anno devono essere richieste per immettere nuovi esemplari di vespa samurai; in cambio il Mase ha ottenuto che i controlli sugli effetti del T. japonicus sulle specie non target vengano effettuati su un numero maggiore di siti.
Quest’anno, infatti, i rilievi sugli effetti della vespa samurai sulle specie non target dovranno interessare il 50% dei siti di lancio ad eccezione dell’Emilia-Romagna che, in ragione del maggior numero di introduzioni, dovrà effettuarlo solo sul 20% dei siti. Va detto che finora l’impatto del T. japonicus su specie diverse dalla cimice asiatica è stato trascurabile: lo scorso anno nelle analisi di laboratorio effettuate sulle ovature raccolte la parassitizzazione a carico di ospiti non-target è risultata soltanto dello 0,72%. Eppure, nonostante i dati raccolti finora siano tranquillizzanti, la verifica di questo aspetto rimane il centro degli approfondimenti richiesti dal Mase per autorizzare le nuove introduzioni.
Perché si usa la vespa samurai
In Asia le proliferazioni di Halyomorpha halys sono limitate da diverse specie di predatori e di parassiti coevoluti con essa fra cui spicca per efficienza il parassitoide oofago Trissolcus japonicus. Questa specie è responsabile del 75% delle parassitizzazioni delle uova di Halyomorpha ed è stata subito individuata come un possibile alleato nella lotta alla cimice asiatica.
Da allora molti studi si sono concentrati sulla possibilità di introdurre questo organismo utile in Italia nelle aree colonizzate dalla cimice asiatica ma la direttiva Habitat ha sempre agito da freno in quanto impediva qualunque introduzione di specie esotiche, anche se utili.
Mentre si ragionava in questi termini si è scoperto che in alcune aree del nord Italia erano già presenti grazie a delle introduzioni accidentali delle popolazioni di T. japonicus e questo sicuramente ha facilitato la deroga che nel 2020 ha permesso l’adozione del progetto di lotta biologica coordinato dal Crea e messo in atto nelle principali regioni frutticole del Nord Italia.